tumore seno

Proposta di risoluzoone:

Garantire la piena funzionalità del settore oncologico anche in questa fase dell’epidemia

La malattia tumorale, oltre ad essere una delle patologie con il maggior numero di decessi anche in Trentino, dopo le malattie cardiovascolari, è probabilmente quella che più suscita preoccupazione ed evoca in pazienti e familiari una profonda inquietudine.

Nel corso degli ultimi anni gli esiti sono migliorati moltissimo rispetto al passato, e spesso è una malattia che si può curare o “cronicizzare”. Questo grazie a ricerca, conoscenze mediche, nuove tecnologie, farmaci innovativi, rete oncologica.. Ma per garantire i migliori risultati è necessario che il complesso sistema di intervento per la malattia tumorale funzioni alla perfezione, perché il fattore tempo incide in maniera determinante sul risultato finale.

La pandemia nella fase 1 purtroppo ha comportato difficoltà organizzative che hanno inciso anche per il settore oncologico, sia per la prevenzione che per gli esami di base, con un graduale recupero nei mesi successivi e che richiederà ancora parecchio tempo per essere completato.

Grossi problemi vi sono stati anche per la chirurgia oncologica, in particolare a causa della riduzione delle sale operatorie – trasformate in terapie intensive – e per le difficoltà a garantire l’attività di rianimazione.

Numerosi studi scientifici indicano un aumento rilevante (dal 6 al 13% in più a seconda del tipo di tumore) del rischio di morte per ogni 4 settimane di ritardo nell’intervento.

Purtroppo, nonostante sia ormai passato un anno dall’inizio della pandemia in Trentino, l’organizzazione ospedaliera non è stata rivista in modo da garantire questo tipo di interventi, e vi sono ancora numerosi ritardi nella chirurgia oncologica, in particolare senologia all’ospedale di Trento, con pazienti che attendono interventi da tre mesi. Certo, in alcuni casi si sono anticipate terapie ormonali o chemioterapiche che si sarebbero dovute svolgere dopo l’intervento, ma ritardi di questo tipo creano conseguenze potenzialmente molto negative. Recentemente l’Associazione italiana di oncologia medica ha sottolineato come ritardi fino a 8-12 settimane per il tumore alla mammella aumenta il rischio relativo di morte tra il 17 e il 26%.

Tanto premesso, il Consiglio impegna la Giunta:

  1. a garantire, nell’organizzazione della rete ospedaliera e delle sale operatorie, gli interventi chirurgici oncologici come prioritari, anche valutando modalità organizzative diverse da quelle attuali, ad esempio:

a) concentrando i malati covid in alcuni ospedali della rete provinciale e lasciando covid free l’ospedale Santa Chiara;

b) incrementando un’attività di rete che consenta di effettuare gli interventi che non necessitano di rianimazione anche in altre strutture della Provincia;

c) rinforzare il personale della rianimazione dell’ospedale Santa Chiara, anche attraverso riassegnazioni, per consentire un incremento dell’attività delle sale operatorie;

d) maggiore coordinamento della prioritizzazione degli interventi da parte della direzione medica del presidio ospedaliero;

e) priorità dell’intervento principale rispetto ad interventi di completamento (ad esempio plastiche ricostruttive) che possano essere rimandati ad un secondo momento.

Luca Zeni