Interrogazione n.

ADOZIONI INTERNAZIONALI E RAZZISMO

Non sempre lo strumento di indagine e di approfondimento rappresentato dall’interrogazione parlamentare deve mirare ad una singola questione e/o ad un problema pratico, ma anzi esso diventa utile strumento per le opposizioni d’Aula anche al fine di conoscere gli orientamenti ideali e valoriali delle compagini di maggioranza e di governo, nella consapevolezza che proprio da tali orientamenti prendono forma le politiche generali e di settore con le quali si connota l’azione di governo.

Ciò posto, si ritiene qui necessario riprendere alcune recentissime e non smentite dichiarazioni del sig. Ministro degli Affari Interni, il quale, pochi giorni fa in una pubblica manifestazione in Lombardia, ha dichiarato espressamente, intervenendo sul tema delle adozioni internazionali: “Lavoriamo per un’Italia in cui i figli nascono a Cantù e non ci arrivano dai barconi dall’altra parte del mondo già belli e confezionati.” (“L’Adige” 3 maggio 2019 pag. 30).

La crudezza del linguaggio, che sfiora lo sbeffeggio e la totale assenza di ogni sensibilità umana e civile contribuisce a rafforzare l’immagine che già si aveva del sig. Ministro, come quella di un uomo politico privo di ogni scrupolo morale di fronte ad ogni questione, anche la più delicata come quella dell’adozione di un bambino; uno spregiudicato capace di esibire i simboli sacri del Cristianesimo per acquisire consenso in una piazza e proporre il loro esatto contrario nella piazza successiva, con lo scopo di conquistare qualche votarello in più, disprezzando ed offendendo famiglie e persone che hanno fatto della generosità e dell’altruismo un imperativo morale e materiale che invece dovrebbe essere additato al pubblico esempio, piuttosto che deriso e criticato.

Questa volta però la cosa, fortunatamente, non è passata sotto silenzio. Anzi. Dapprima i vertici nazionali di una meritoria associazione che si batte per difendere, nel loro insieme, le famiglie adottanti da ogni discriminazione razziale e poi la presa di posizione coraggiosa di una madre trentina che così ha scritto al sig. Ministro: “Caro Ministro degli Interni, questo è mio figlio: arrivato dall’Africa già bello e confezionato. E’ italiano esattamente come Suo figlio. Ognuna delle parole che ha pronunciato è una pietra scagliata contro di lui e contro la nostra Costituzione. I bambini non si toccano.”

Sono parole che non necessitano di nessun commento, se non delle indifferibili scuse del sig. Ministro, il quale invece e come sempre, fa orecchie da mercante e passa ad altro, non rendendosi conto che le sue affermazioni gettano vergogna sullo stato di civiltà di questo Paese, discriminando i suoi stessi cittadini.

E’ così che si feriscono le coscienze e si scavano solchi dentro la comunità; è così che si alimenta il razzismo ed il comodo qualunquismo; è così che si divide la società italiana in categorie di diversità, francamente inaccettabili; è così che si gettano le basi della violenza e delle contrapposizioni manichee, ma è anche così che si costruisce quel consenso fondato sulla paura e sull’odio che tanto piace al sig, Ministro ed ai suoi accoliti.

Di fronte a tutto questo è importante capire quanto un simile atteggiamento influisca anche sul governo dei territori, ovvero su quell’esercizio dell’amministrare che più dovrebbe essere vicino ai cittadini. Sono infatti atteggiamenti e dichiarazioni di questo tenore che contribuiscono a formare una sorta di quotidiana “scuola di pensiero” razzista e xenofobo, alimentata dall’incontrollabile utilizzo dei social ed adatta ad innervare di sè anche le nuove generazioni, rendendo sempre più irrespirabile l’aria di questo Paese.

Di fronte a tutto questo bisogna che la politica renda conto di sé. Ecco perché qui si chiede al Presidente della Giunta provinciale ed alle forze politiche che lo sostengono se condividono o meno le affermazioni crudeli del sig. Ministro e se si conformano ad esse anche nell’elaborazione delle politiche per la famiglia, di cui tanto vanno predicando, magari richiamandosi ai valori cristiani anche in netta opposizione al Magistero papale.

Tutto ciò premesso, si chiede cortesemente di poter interrogare la Giunta provinciale per sapere:

- se la stessa condivide le affermazioni del Ministro degli Interni in tema di adozioni internazionali;

- se reputa esserci diversità fra figli adottati con provenienza africana e figli adottati con provenienza, ad esempio, slava ed, in caso di risposta affermativa, in cosa le due categorie si differenzierebbero;

- se ritiene quindi possibile separare i cittadini italiani in categorie di diversità in base al colore della loro pelle o ad altri segni distintivi, siano essi razziali, culturali o religiosi;

- se, in caso di risposta negativa ai precedenti quesiti, non ritiene di dover prendere le distanze da dichiarazioni come quelle del sig. Ministro degli Interni, che squalificano la politica, chi le pronuncia e chi le condivide anche attraverso un complice silenzio.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

Distinti saluti.

- avv. Luca Zeni –