Di seguito un intervento pubblicato sull’Adige del 20 novembre 2012 riguardante la proposta in finanziaria della costituzione di un Fondo per lo Sviluppo del Territorio che potrebbe impegnare in maniera consistente parte del prossimo bilancio provinciale.

Il tema economicamente più rilevante del prossimo bilancio regionale e provinciale attualmente in discussione riguarda la costituzione di un Fondo per lo Sviluppo del territorio: vengono stanziate alcune centinaia di milioni di euro della Regione e con il coinvolgimento di altri soggetti istituzionali si costituisce un fondo che favorisca gli investimenti di imprese che operano in Trentino.

Sicuramente questa proposta presenta delle grandi opportunità, e – vista la dimensione degli importi, circa il doppio dell’intero bilancio della Regione – è nostro dovere definirne chiaramente il funzionamento e la normativa. Questo per prevenire che risorse pubbliche, ancora più preziose in questo periodo di crisi, possano essere allocate in imprese già destinate al fallimento o che il rischio dell’investimento sia interamente posto a carico dell’ente pubblico.

Con altrettanta precisione va definito l’esatto ammontare delle risorse da utilizzare, poiché la proposta di legge regionale prevede che una parte di queste risorse (50, 100, 200 milioni?) venga invece data in prestito a società della Provincia, con l’onere della restituzione nei prossimi 15 anni.

Il problema è che la norma proposta è decisamente poco definita, stante che il progetto di costituzione del Fondo non è ancora stato elaborato: allo stato attuale esiste solo l’idea, il che è molto, ma non sufficiente per emanare una legge di istituzione. Si rende infatti necessaria una precisa definizione dei termini alla base del fondo quali:

 

a)       l’oggetto sociale del fondo (settori d’impiego);

b)       il soggetto gestore del Fondo;

c)       gli organismi di controllo del Fondo;

d)       i soggetti istituzionali coinvolti nel Fondo;

e)       i soggetti beneficiari;

f)        i profili di rischio, compresa soprattutto una eventuale garanzia finale della Provincia sugli investimenti finanziati;

g)       le modalità di funzionamento dei fondi;

h)       i tempi e ammontare dei fondi;

i)         durata, e condizioni e modalità di rimborso dei crediti, ovvero modalità di uscita dal capitale sociale.

 

Di questi nove punti, alcuni potranno essere rinviati allo Statuto del Fondo negli aspetti di dettaglio, ma la legge non può contenere nulla rispetto ai settori d’investimento, agli organismi di gestione, di controllo e di rischio finanziario del Fondo stesso.

Dato il periodo di difficile crisi economica che stiamo attraversando, e che tutti gli indicatori rilevano protrarsi nel tempo, e vista la rilevanza degli importi, sono necessarie precise garanzie e massima trasparenza, per evitare ricadute negative che andrebbero ancora una volta ad appesantire la situazione futura dei cittadini.

Occorre sottolineare come mezzo miliardo di euro sia una cifra molto alta e non ripetibile, in quanto derivante da avanzo di amministrazione della Regione, fatto salvo altri 360 milioni di euro che risultano ancora qualificati come ulteriore avanzo, ma di cui non sussiste la disponibilità all’impiego.

Peraltro va specificato che questi 860 milioni di euro non sono nelle immediate disponibilità della Regione, giacché, buona parte del “tesoretto” risulta costituito da crediti verso lo Stato, il cui pagamento è condizionato dalle riserve che il Governo può avanzare e dalla condivisione del progetto sulla realizzazione del Fondo stesso!

A titolo di esempio il fondo in questione può essere forse paragonato al fondo Strategico italiano, costituito in seguito al decreto ministeriale dell’8 maggio 2011 dal Ministro Tremonti, in un momento storico in cui una serie di aziende italiane furono acquisite da concorrenti francesi (Bulgari da LUMH, Parmalat da Lactalis, EDF in trattativa per l’acquisto di Edison). Si venne quindi a creare l’esigenza di uno strumento che avesse come obiettivo la protezione delle imprese italiane dalle aggressioni esterne e si diede mandato a Cassa Depositi e Prestiti di poter assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese e che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività.

Altri fondi sovrani non sono paragonabili al nostro poiché sono implementati annualmente dal surplus economico derivante dallo sfruttamento delle materie prime, come il petrolio, ad esempio, relativamente al Fondo sovrano degli Emirati Arabi, che hanno acquisito anche quote azionarie, Fiat, o come la Cina, ricca di molte materie prime e che con il Fondo sovrano ha comperato quota parte dei debiti pubblici europei.

Altro Fondo, quello preso a riferimento dal Presidente Dellai, è l’Inframed Infrastructure Fund, costituito dal Marocco-Egitto-Cassa Depositi e Prestiti, italiana e francese e BCE, finalizzato alla realizzazione di grandi infrastrutture.

Come si può desumere il Fondo che si vorrebbe istituire nella nostra Provincia è una novità per quanto riguarda la dimensione territoriale; riteniamo che molti guarderanno dunque a noi.

Vi è perciò la necessità di partire col piede giusto, e se si vuole davvero incrementare lo sviluppo e la competitività dell’imprenditoria locale e modernizzare il nostro territorio, è indispensabile chiarire da subito il campo d’azione e gli organismi di garanzia che consentano di non disperdere le risorse finanziarie investite in un momento così delicato per lo sviluppo e la salvaguardia delle condizioni economiche dei cittadini

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