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Di seguito l’intervento sul Nuovo Trentino, dopo l’intervista di Omar Oprandi.

sci alp art

Omar Oprandi è uno dei grandi nomi dello sci alpinismo, e le sue riflessioni sul Nuovo Trentino consentono moltissimi filoni di approfondimento; proviamo a svilupparne alcuni.
Il primo e più immediato è quello del turismo. Certamente lo sci alpino, “la discesa”, è uno dei fattori trainanti dell’offerta turistica invernale, ma ormai da anni sono sempre di più i turisti che, anche in inverno, preferisco altre attività, soprattutto legate al benessere. Il sistema turistico ha il dovere di riflettere continuamente su nuovi argomenti di attrattività, in primo luogo cercando di sviluppare “vocazioni secondarie” (pensiamo alla cultura, alla ricerca.. alcuni territori hanno cambiato la loro economia investendo in nuove aree di sviluppo), ma in parte attraverso una differenziazione delle proposte nella nostra vocazione primaria, la montagna: lo sci alpinismo e le altre attività “lente” possono sviluppare una nicchia importante, anche se non sostitutiva della discesa.
Lo sci alpinismo, quello vero, si svolge in ambiente, e deve essere distinto dallo “sci alpistismo”, ovvero la risalita con le pelli delle piste.
Dello sci alpinismo in ambiente si parla di solito dopo gli incidenti da valanga, e ciclicamente riaffiorano gli appelli a vietarne o limitarne fortemente la pratica. Già nel 2010, dopo la tragedia della Val Lasties, insieme all’allora collega Roberta Bombarda, avevamo ottenuto l’approvazione di una legge provinciale che punta invece sulla prevenzione: è la cultura della montagna, la conoscenza delle sue regole, che permette la consapevolezza dei propri limiti e di ridurre i rischi. Non sono gli alpinisti esperti a rischiare di più, ma chi si improvvisa, e per questo, come ha sollecitato anche Oprandi, occorre proseguire in tutte le attività di formazione, di rispetto delle regole di sicurezza (come previsto anche dalla recente disciplina nazionale in materia di obbligo di attrezzatura come l’Artva) e di valorizzazione delle professioni della montagna.
Poi c’è quello che in gergo molti chiamano sci alpistismo, la risalita delle piste con le pelli di foca, e spesso il tutto è lasciato al buon senso dei singoli gestori, in un equilibrio sempre a rischio soprattutto quando c’è poca neve, e quindi aumentano gli sci alpinisti utilizzatori delle piste. Nel 2012, 11 anni fa, la legge approvata dal Consiglio provinciale prevedeva che la giunta, entro 60 giorni, dovesse approvare un regolamento che disciplinasse la risalita delle piste, e alcuni atti politici fornivano suggerimenti: possibilità di risalita prima dell’apertura al mattino; una pista dedicata dopo la chiusura serale; sentieri a bordo pista.. certamente esistono delle difficoltà legate a questioni giuridiche di responsabilità, ma l’obbligo di assicurazione oggi previsto per gli sciatori ha molto aiutato. L’impressione è che il problema principale, rispetto all’adozione di una regolamentazione completa, sia che la politica (di ieri e di oggi) preferisca non forzare su quello che viene percepito da molti gestori come un onere più che un’opportunità, anche se le eccezioni non mancano.
Ma forse è un’altro lo spunto più stimolante che ci ha fornito Oprandi. Il richiamo ad un approccio diverso alla vita. Negli ultimi anni assistiamo ad un continuo, inesorabile, aumento di patologie legate alla depressione. Alcuni indicatori fanno rabbrividire: negli ultimi 10 anni sono aumentati esponenzialmente i suicidi ed i tentativi di suicidi nei giovanissimi, tra i 9 e i 15 anni; in Italia si stimano 3 milioni di persone a rischio “reclusione sociale”, con almeno 100.000 casi di Hikikimori, un vero ritirarsi in isolamento; 240.000 adolescenti passano almeno 3 ore al giorno su internet e videogiochi. Il disagio giovanile, amplificato dall’isolamento del covid, ha le sue principali cause in modelli di confronto esasperanti, veicolati dai social.
La nostra civiltà ha raggiunto vette senza precedenti in ambito economico e tecnologico, ma è una delle più sottosviluppate della storia dell’uomo dal punto di vista spirituale. Le parole di Oprandi – che da montanaro sa che l’attività fisica e il contatto con la natura aiutano a essere in sintonia e in equilibrio – dovrebbero indurci a interrogarci come società su chi vogliamo essere: perché il Trentino, noto nel mondo per le sue montagne e con un’immagine di natura e di benessere, non può proporsi come obiettivo di essere una società più inclusiva, con una capacità di innovazione al servizio del benessere delle persone, con un diverso rapporto con ambiente e persone? Forse sono questi obiettivi alti di felicità collettiva gli unici a dare un senso all’azione personale, politica e sociale.
Luca Zeni, capogruppo provinciale Partito Democratico e appassionato di sci alpinismo