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L’intervento pubblicato dal quotidiano L’Adige sul rilancio del Pd grazie alla proposta di Bonaccini.

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Un Pd concreto e forte per vincere

Il voto in Lombardia e Lazio conferma alcune tendenze, importanti anche per il Trentino.

La prima, grave per la democrazia, è la disaffezione generale verso la politica, percepita come un teatrino fatto di promesse astratte, sganciate da una reale progettualità e fattibilità.

La seconda è che, al di là dei tentativi di cinque stelle e terzo polo di eroderne il consenso, il Partito democratico è il perno di qualunque proposta alternativa alla destra, e per questo il suo rilancio è fondamentale.

La terza, è che il Pd, spesso vincente nei centri urbani, arranca nelle periferie e nelle valli. Questa, diciamolo chiaro, è anche una conseguenza della critica principale che gli viene rivolta, di essere diventato un’elite lontana dai bisogni reali delle persone. Se la critica è fondata, la prima cosa da fare è rifiutare la retorica identitaria, divenuta una gabbia culturale che ci impedisce di parlare di programmi e di visioni su cui agire.

Questi temi sono lo sfondo delle primarie del 26 febbraio, quando gli elettori sceglieranno come sarà il Partito Democratico futuro. Le proposte dei due candidati che si contendono la guida, Stefano Bonaccini e Elly Schlein, sono molto diverse.

Bonaccini, governatore di una delle regioni più dinamiche del Paese, ha l’approccio di chi è abituato a ascoltare i problemi quotidiani delle persone, e la concretezza di chi cerca di risolverli. Ha capito che solo una politica capace di creare sviluppo, e fondata su alcuni capisaldi come la sanità pubblica per tutti e l’istruzione come motore di vera crescita culturale, possono offrire pari opportunità alle persone.

Schlein appare più concentrata sul recupero di alcuni valori identitari della sinistra, sui diritti civili e sociali, meno sulle modalità di uno sviluppo economico che non può fermarsi al solo richiamo al principio della sostenibilità.

Tutti nel Pd condividono valori che si richiamano alla centralità della persona, al lavoro e ai diritti; occorre però stare attenti che non si verifichi un accavallarsi a volte fumoso, rendendo questo tema un fattore da palcoscenico di Sanremo. Con effetti speciali, slogan e dichiarazioni in parte qualunquiste su libertà, identità, genere, futuro, uguaglianza, ma che finiscono con l’apparire come concetti astratti che non generano vero cambiamento nella realtà.

In un momento di difficoltà socio-economica del Paese e di crisi della sicurezza globale, è davvero il momento che la politica non si limiti alle suggestioni. Le suggestioni ci lusingano, animano speranze, ma rischiano di farci cadere nel narcisismo intellettuale, se non vanno insieme a proposte programmatiche chiare sulla loro attuazione.

In un Paese come il nostro, dalla demografia segnata, l’obiettivo deve essere offrire delle proposte praticabili e vincenti di sviluppo, per sorreggere chi vuole fare e chi vuole costruire.

Questa diversa impostazione riverbera sul ruolo del Partito Democratico.

A Trento, riportava l’Adige, Schlein ha sostenuto che “si deve decidere chi si vuole rappresentare”.
In queste parole c’è la chiave della discussione. Il Pd è nato sulla base di un sogno, di una volontà di superamento di una politica sindacato di qualche categoria, rappresentante di un pezzo di elettorato. Sul sito del Pd, alla pagina “manifesto dei valori”, si trovano i pilastri del sogno democratico: “La vocazione maggioritaria del Partito Democratico, il suo proporsi come partito del Paese (..), si manifesta nel pensare se stesso, la propria identità e la propria politica, non già in termini di rappresentanza parziale di segmenti più o meno grandi della società, ma come proiezione della sua profonda aderenza alle articolazioni e alle autonomie civili, sociali e istituzionali proprie del pluralismo della storia italiana e della complessità della società contemporanea, in una visione più ampia dell’interesse generale e in una sintesi di governo, che sia in grado di dare adeguate risposte ai grandi problemi del presente e del futuro”.

La vocazione maggioritaria non è mai stata, come qualcuno ha strumentalmente provato a storpiare, una volontà di autosufficienza, la superbia di chi pensa di poter fare da solo. La vocazione maggioritaria è invece la volontà di una politica che non si nutre del conflitto sociale, che non cerca consenso facendosi sindacato di qualche categoria, ma che invece sa farsi carico di una visione d’insieme della società: la povertà si combatte investendo in innovazione e creando nuovo lavoro, le diseguaglianze si riducono investendo in formazione e promuovendo pari opportunità, la sanità pubblica si rilancia non con lo slogan “spendiamo più soldi”, ma con programmazione, organizzazione e valorizzazione del personale.

Tutti nel Pd sanno che le coalizioni sono fondamentali per vincere, la differenza sta nella postura del Pd rispetto ai potenziali alleati. La forza della proposta di Bonaccini è che vuole un Pd non remissivo, capace di aggregare per la sua autorevolezza, per il suo ruolo guida; un Pd che non si limiti a rappresentare la sinistra delle Ztl, delegando ad altri il voto delle periferie e delle valli. Impostazione che deve valere anche per il livello provinciale, dove le dinamiche sono le stesse: soltanto con un Pd forte, la coalizione potrà essere vincente.

Italo Calvino ebbe modo di dire che la fantasia è come la marmellata: si stende bene su una fetta di pane molto spessa, solida.

Faccio politica da sempre per ideali, per fiducia nel talento che abbiamo come persone di migliorare e di fare comunità. Conosco una dimensione di cuore e di immaginazione che tende all’alto, ma ritengo valide le parole di Calvino: serve “volare” e viaggiare con la mente, ma ciò ha valore solo su basi strutturate e su forte concretezza.

Per riconquistare la fiducia dei cittadini è sul dopo, sull’oltre, che dobbiamo lavorare: non a colpi di parole chiave identitarie e suggestioni, ma con una visione capace di innovazione e programmazione, basata su una profonda volontà.

Luca Zeni

consigliere provinciale Partito Democratico del Trentino