L’incontro pubblico moderato dal direttore dell’Adige a Bolzano nei giorni scorsi, con l’intervento del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ha evidenziato quanto siano importanti le relazioni tra territori ed una visione complessiva della società.
Un approccio “di sistema” risulta vitale in particolare nel settore della mobilità e dei trasporti, per non limitarsi a rincorrere qualche istanza elettorale, qualche richiesta puntuale, con poca utilità pratica e un grande dispendio di risorse.
Le esternalità negative del traffico e l’impatto su ambiente e vivibilità del territorio spiegano perché questo settore non può essere lasciato semplicemente al “libero mercato”, e deve essere invece governato dalla politica.
Nonostante alcuni ritardi sul versante austriaco, la realizzazione del tunnel di base del Brennero – snodo fondamentale del corridoio 1, con il collegamento ferroviario tra nord Europa e sud Italia – caratterizzerà lo sviluppo della nostra regione per i decenni a venire, e ogni settore della nostra vita sarà cambiato. Non soltanto quello dei trasporti, con tutto il traffico merci in transito che dovrà salire sul treno a Isola della scala. Infatti la città di Monaco – cuore pulsante della Baviera, uno dei Land tedeschi più vitali – sarà a meno di tre ore di treno da Trento, quindi saranno stravolte le distanze e le possibilità di relazioni commerciali, professionali, culturali, linguistiche, turistiche.. non c’è ambito che non sarà modificato profondamente. Le basi di quello sviluppo devono essere poste sin da subito, in maniera coerente dalla politica.
Ecco perché appare senza senso immaginare di investire la nostra programmazione oggi sulla Valdastico, un’opera avulsa dal quadro rappresentato, che per essere realizzata necessiterebbe di circa 20 anni (“almeno 12 anni dall’installazione dei cantieri”) e di oltre 3 miliardi di euro, come certificato dallo studio di fattibilità commissionato dalla giunta provinciale: una follia senza senso.
Ecco perché sarà molto importante che la governance sull’A22 rimanga in mano pubblica. La concessione è scaduta da tempo, e la necessità di una soluzione a lungo termine non è più rinviabile, superando il ricorso a proroghe via via più difficili da ottenere. Certo, una gara, aperta e rispettosa della concorrenza, vedrebbe l’attuale società in prima linea per vincere, forte di competenze consolidate e riconosciute, dalla qualità della manutenzione al livello del servizio, fino alla capacità di innovazione (pensiamo solo al progetto green corridor). Tuttavia l’impatto diretto sui territori attraversati da quella che è la principale via di transito delle merci dell’intero arco alpino, con il passaggio di decine di migliaia di veicoli al giorno, impone alla politica di privilegiare soluzioni in grado di garantire agli enti pubblici di mantenere un controllo diretto.
L’ipotesi di poter costituire una società in house era corretta ed affascinante, ed è stato giusto cercare innanzitutto quella prospettiva, ma la politica deve saper governare i processi anche quando gli ostacoli impediscono di raggiungere la soluzione ideale, e l’ipotesi di una società in house appare oggi non realizzabile, sia per il rilevante problema della liquidazione dei privati sia per il rischio di arrivare di fatto ad una statalizzazione dell’infrastruttura, lasciando ai territori attraversati un ruolo ancillare.
Ecco allora che l’ipotesi più forte in campo, sulla quale possono convergere tutti i soggetti coinvolti, è quella del partenariato pubblico privato. Questo istituto consentirebbe allo Stato di legare la concessione ad una proposta di collaborazione da parte della società A22, la cui partecipazione è a larghissima maggioranza pubblica, in particolare degli enti pubblici che rappresentano il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol. Il modello del PPP presenta in questo settore dei punti di forza evidenti, poiché unisce il controllo e la regia degli enti pubblici – nella doppia fase della valutazione del progetto e della successiva gara ed in quanto soci di maggioranza della società proponente – con il dinamismo e l’operatività di una società privata di consolidata esperienza e competenza, che può agire senza i tempi lunghi della macchina pubblica e delle sue procedure spesso pesanti. Un modello, quello di una società privata a partecipazione pubblica, che lo Stato sta realizzando anche attraverso l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Atlantia, a conferma della linea che da tanti anni risulta vincente sul nostro territorio.
Il confronto con il governo è in corso, e sarà importante che tutti i territori coinvolti, al di là delle appartenenze di partito, si muovano in sinergia, uniti da una visione e da interessi comuni. La coesione delle istituzioni può fare la differenza per scelte strategiche che devono venire prima di tutto, come ha ben spiegato Bonaccini a Bolzano, alla presenza del Presidente Kompatscher.
Luca Zeni