Interrogazione n.

VISITE UFFICIALI E REGOLE DI PROTOCOLLO”

Come certamente noto, i comportamenti istituzionali sono organizzati da sempre secondo alcune regole, usi, consuetudini ed attenzioni, unanimemente condivise, che si raccolgono nelle materie del Cerimoniale e del Protocollo, ovvero degli strumenti e degli uffici atti a regolare i comportamenti che vanno tenuti nei luoghi istituzionali e dalle figure rappresentative appunto delle Istituzioni pubbliche nella consapevolezza che il rispetto di tali dettati, non è solo atto di cortesia formale ed ufficiale, ma qualifica le Istituzioni e ne determina l’immagine pubblica.

Ovviamente in questa fattispecie rientra anche la Presidenza del Consiglio provinciale, la quale, proprio perché interpreta il ruolo di più alta rappresentazione della democrazia parlamentare nel nostro speciale sistema autonomistico, è tenuta ad una osservanza scrupolosa delle regole del Cerimoniale e del Protocollo, 

mantenendo rigorosi comportamenti istituzionali, senza mai utilizzare spazi pubblici e luoghi dell’Istituzione per finalità diverse da quelle della rappresentanza stessa.

Alla luce di queste valutazioni, pare opportuno approfondire, con la presente interrogazione, quale ruolo l’attuale Presidenza del Consiglio provinciale intende attribuire alle importanti funzioni del Cerimoniale e del Protocollo istituzionale, posto che i primi segnali sembrano improntati ad una grande disinvoltura e ad una scarsa attenzione a questi elementi centrali nella costruzione dell’immagine e dell’autorevolezza del Parlamento dell’autonomia.

Infatti, risulta da note emesse dall’Ufficio Stampa del Consiglio provinciale e riprese dagli organi di informazione che, ad esempio, negli scorsi giorni – ed esattamente domenica 6 gennaio 2019 – Palazzo Trentini abbia ospitato, in una visita istituzionale, il sig. Vice Presidente del Senato della Repubblica. Ora, posto che tale visita ufficiale andrebbe normata dalle rispettive regole di Cerimoniale, pare invece che il tutto sia sia svolto in una cornice di grande estemporaneità, infrangendo così ogni minima regola di Protocollo, che qui vale forse la pena richiamare all’attenzione della Presidenza del Consiglio provinciale che, su tale questione, appare alquanto distratta.

Anzitutto l’accoglienza. La stessa, come dovrebbero sapere gli uffici della Presidenza preposti alla materia, prevede, nel caso di una visita di un’alta Rappresentanza dello Stato come quella occorsa appunto lo scorso 6 gennaio, i seguenti comportamenti: “L’Ospite è ricevuto al portone d’ingresso principale dal vicario dell’invitante o da un funzionario da questi delegato, per essere accompagnato nell’ufficio dell’autorità che riceve la visita. Questi, uscendo dal proprio ufficio gli andrà incontro. Se poi l’Ospite (come nel caso in esame) ha rango superiore è la stessa autorità ricevente che lo accoglie al portone.” Di seguito poi, le regole del 

Cerimoniale organizzano anche le modalità dell’incontro, secondo i dettati che qui si riassumono e che sono desunti dal “Manuale del Cerimoniale e del Protocollo di Stato” in uso presso le Amministrazioni italiane di ogni ordine e grado: “Al colloquio se l’Ospite è da solo viene ricevuto dal solo padrone di casa, mentre eventuali collaboratori interverranno soltanto se presenti gli omologhi.” Inoltre: “Il colloquio può avvenire intorno ad un tavolo o seduti in un salotto. La scelta, che può sembrare 

indifferente, è invece importante e dipendente dal carattere dell’incontro, che se è formale ed ufficiale (come nel caso in esame) andrà di regola ospitato in salotto. (omissis) Al colloquio può seguire uno scambio di doni; un incontro con la stampa o una (dicasi una) fotografia ufficiale ed al termine l’Ospite sarà accompagnato all’uscita con le stesse modalità dell’arrivo.”

Solo ad una lettura superficiale tali norme possono apparire superflue. Ciò che invece va rammentato è quanto l’osservanza delle regole protocollari e cerimoniali contribuisca a determinare parte dell’autorevolezza delle Istituzioni e quindi della politica che le interpreta. Non a caso le tradizioni protocollari affondano, come certamente noto, nelle pieghe della storia e nella necessità delle società di fare riferimento a procedure e rituali che offrano possibilità di differenziare l’agire quotidiano dall’agire atto ad onorare qualcosa o qualcuno, attraverso una gamma predeterminata di comportamenti e di un “galateo” istituzionale, del quale, in questo tempo di politiche urlate ed improntate ad eccessive informalità, si avverte peraltro un estremo bisogno. Non fissazioni sterili quindi, bensì attenzioni alla forma che, assai spesso e soprattutto in politica, è sostanza.

Alla luce di tali considerazioni, viene quindi spontaneo chiedersi che tipo di incontro è stato quello al quale si fa riferimento: un incontro ufficiale? Ed in questo caso vien da chiedersi come mai il sig. Vice Presidente del Senato della Repubblica viene ritratto nella foto ufficiale in compagnia di tutta la Delegazione consiliare del medesimo partito di appartenenza, indicando in ciò una implicita valenza politica e non ufficiale dell’incontro; valenza che avrebbe dovuto quindi prevedere ben altra sede, posto che, nonostante l’esito elettorale, Palazzo Trentini non è ancora la sede di un singolo Partito politico, bensì di tutte le forze politiche presenti nell’emiciclo consiliare. Oppure l’incontro ha avuto carattere informale ed amicale ed allora come 

mai viene utilizzata la sede ufficiale del Consiglio provinciale, per di più in un giorno di festività nel quale Palazzo Trentini è chiuso alla normale fruizione e quindi con un non indifferente aggravio di costi per le casse pubbliche, posto che, per quanto minimo e minimalista un servizio di accoglienza e di stampa è pur stato garantito ? E se l’incontro ha avuto queste ultime caratteristiche, come pare evincersi dalle affermazioni del Presidente del Consiglio provinciale che ha dichiarato testualmente : “Non è stata una visita alle Istituzioni. L’incontro non è passato dalle segreterie. Gli ho solo fatto vedere Palazzo Trentini.” (Giornale on – line “Il Dolomiti” 15.1.2019), 

sa il Presidente del Consiglio provinciale che Palazzo Trentini non è la sua residenza privata, alla quale può far accedere chiunque ed in qualsiasi momento per una visita di circostanza, bensì un luogo istituzionale pubblico il cui utilizzo, per non configurarsi come un abuso d’autorità, è regolato appunto da precise disposizioni d’utilizzo?

Infine, per quale ragione in un incontro simile, qualunque sia stata la sua natura, compaiono, nel relativo servizio fotografico non solo il Presidente del Consiglio, provinciale, quello della Provincia e l’Ospite ufficiale e cioè il sig. Vice Presidente del Senato della Repubblica, ma anche tutta la Delegazione consiliare del partito di appartenenza dell’Ospite, quasi che le Istituzioni dell’autonomia siano ormai terreno d’occupazione di alcuni a scapito di altri.

Tutto ciò premesso, si chiede cortesemente di interrogare il Presidente del Consiglio provinciale per sapere:

- quale ufficio della Presidenza del Consiglio provinciale si occupa del Cerimoniale e del Protocollo istituzionale del Consiglio stesso;

- come abbia agito tale ufficio nella fattispecie indicata in premessa, ovvero la visita ufficiale del sig. Vice Presidente del Senato della Repubblica, mobilitando quali risorse professionali del Consiglio provinciale e con quali costi specifici;

- di quale tipo di visita si è trattato, nel caso citato in premessa. Visita ufficiale? Ed allora con quali regole protocollari? Visita privata? Ed allora perché si è usata la sede e la struttura istituzionale e per di più in un giorno festivo?

- infine, per quale ragione alla visita di Palazzo Trentini, “offerta” più o meno in maniera impropria al sig. Vice Presidente del Senato della Repubblica, ha partecipato la Delegazione consiliare del partito di appartenenza dell’Ospite ufficiale?

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

Distinti saluti.

- avv. Luca Zeni -