Punto nascite di Cavalese, Palafiemme preso d’assalto. Zeni: “Continuiamo a cercare il personale”. Parto per Fiemme: “Dialogo costruttivo, riaprirà”

di Luca Andreazza, il Dolomiticavalese2_imagefullwide

Quasi duemila persone hanno partecipato all’incontro a tratti teso e fischiato. Oltre all’assessore presenti anche Paolo Bordon (direttore Apss) e Gianfranco Jorizzo (coordinatore del Comitato nazionale percorso nascita). Zeni: “Nessuna considerazione economica, ma al centro c’è la sicurezza”

 

CAVALESE. Un appuntamento atteso e partecipato quello di domenica 19 marzo.Un Palafiemme preso d’assalto dai cittadini delle valli di FiemmeFassa e Cembra in occasione dell’incontro con l’assessore Luca Zeni, il direttore dell’Azienda provinciale servizi sanitari Paolo Bordon e il coordinatore del Comitato nazionale percorso nascita Gianfranco Jorizzo. Quasi duemila persone hanno assistiti al dibattito, a tratti durofischiatoteso e senza esclusione di colpi. “Un incontro bellissimo – commenta Alessandro Aricci, il portavoce di ‘Parto per Fiemme‘ – nel quale abbiamo dimostrato compattezza e dignità come valligiani e ci siamo riconosciuti nella passione espressa dagli amministratori locali, ma siamo determinati per ragioni puramente socio-sanitarie e perché appartenere alla valle di Fiemme è fonte di serenità, fiducia e intraprendenza. Il punto nascita di Cavalese riaprirà“.

 

Un dibattito nel quale arrivano le prime rassicurazioni anche dell’assessore: “Continuiamo a dare mandato all’Azienda provinciale per i servizi sanitari – afferma – per moltiplicare i suoi sforzi al fine di reperire il personale specializzato necessario, in particolare sul versante pediatrico, per riaprire il punto nascite di Cavalese”. Ma anche l’ammissione che sul lungo periodo ”anche a causa di una carenza oggettiva di alcune figure professionali – prosegue - la strada non può che essere quella di agire insieme alle altre regioni al fine di ottenere dal Ministero una flessibilizzazione degli standard“.

 

Un’assemblea resa necessaria dopo il diktat del Ministero della Salute il 7 marzo scorso: “In merito al Punto Nascite di Cavalese, pur riconoscendo l’oggettiva difficoltà orografica, si ritiene che non ricorrano le condizioni per confermare il parere favorevole precedentemente espresso” e la manifestazione popolare davanti al piazzale dell’ospedale l’ultimo giorno di apertura di venerdì 10 scorso per un susseguirsi di ‘No’, applausi e storie diverse per sensibilizzare il Trentino sulla chiusura di questo servizio essenziale in valle di Fiemme “ma anche – dice un Parto per Fiemme - per rimarcare che la salute e il benessere non può essere un numero o un conteggio per far tornare i conti e i soldi”.

 

Non si è sottratto neppure Gianfranco Jorizzo: “Il mio compito - spiega - è quello di garantire la sicurezza del parto nei piccoli punti nascita. Il concetto di sicurezza è cambiato nel tempo, ma l’elemento chiave è la sua garanzia. Tutto il personale deve essere coinvolto e responsabilizzato per ridurre le situazioni di rischio e per questo è importante che i medici e il personale ausiliario facciano esperienza anche delle situazioni di rischio. Con un numero di parti troppo basso questo evidentemente non è possibile. Noi, rispetto alle indicazioni dell’Oms, nell’accordo siglato nel 2010 con le Regioni, abbiamo abbassato il volume minimo dei parti per un punto nascita da 1.000 a 500 unità: sotto questa soglia non si può scendere in quanto gli eventi avversi sono tanto più gravi quanto meno il personale, per mancanza di esperienza, è capace di gestirli”.

 

Il Ministero ha concesso una deroga per due punti nascita in TrentinoClesCavalese per le condizioni orografiche particolarmente disagiate. “Il problema – aggiunge il coordinatore – è che in questi punti nascita più piccoli deve esserci sempre disponibile 24 ore su 24 tutto il personale sanitario necessario e una sala parto, oltre a tutte le altre strutture ausiliarie”. Quale allora la differenza fra Cles e Cavalese? “L’assenza di personale”, la risposta è lapidaria.

 

In cima all’agenda resta comunque il tema della sicurezza delle partorienti e dei nascituri: “Esiste già – ricorda Zeni – una rete di servizi capillare e da tempo i parti difficili vengono effettuati negli ospedali maggiori a Trento e Rovereto”. E un invito: “Dobbiamo - insiste - restare unitiNon dobbiamo contrapporre le valli alle valli oppure le valli alla città. Dobbiamo avere fiducia nell’azione degli attori coinvolti in questa sfida: le istituzioni, l’Apss e le comunità. L’ospedale di Cavalese deve vederci uniti”. E il sindaco di Cavalese dà voce alle aspettative del pubblico presente: “Diteci quanto il punto nascita di Cavalese potrà riaprire in totale autonomia. La qualità del servizio nel punto nascita di Cavalese è sempre stata garantita. Capiamo che non è facile reperire tutte le figure necessarie. Ma noi siamo nati qui, nella Magnifica Comunità si è sempre partorito, siamo orgogliosi e non vorremmo arrivare a dover rimpiangere un domani i nostri valori”.

 

Sul reclutamento del personale il direttore dell’Apss Bordon riferisce che “la carenza in particolare di pediatri - spiega - è un problema che riguarda tutto il Paese. Come azienda abbiamo messo in campo tutte le iniziative possibili, come attività di divulgazione straordinarie per favorire l’accesso ai concorsi da parte dei professionisti di cui avevamo bisogno. Abbiamo anche attivato il bando di mobilità interregionale. In base a quest’ultima formula, alcuni professionisti hanno risposto, dando la loro disponibilità a trasferisti a Cavalese. Ma non siamo riusciti ad ottenere le disponibilità necessarie attraverso i concorsi. Abbiamo ancora un concorso da espletare, con sette candidati, uno dei quali ha indicato come prima opzione la sede di Cavalese”.

 

L’assessore Zeni ribadisce quindi che dietro la decisione di apertura o chiusura di un punto nascita non ci sono considerazioni di carattere economicoma legate esclusivamente alla sicurezza. “In questi mesi – commenta – tutti si sono impegnati a trovare delle soluzioni, in particolare per il reperimento dei pediatri. Gli specialisti ovviamente preferiscono andare in ospedali dove si trova un’ampia casistica. Abbiamo insistito affinché la comunità medica valutasse le condizioni di contesto e già da anni noi concentriamo i parti difficili negli ospedali di Trento e Rovereto. Certo, in contesti come quelli delle nostre valli bisogna riconoscere anche delle possibilità di deroga. Cles e Cavalese sono stato riconosciuti come zone disagiate tramite un decreto del 2015. Se nonostante questo non sono stati reperiti tutti i professionisti necessari, per noi è una sconfitta. L’unica strada sul lungo periodo è lavorare assieme alle altre regioni per chiedere allo Stato una revisioni degli standard, che per adesso sono troppo alti. Senza rinunciare alla sicurezza, ma cercando soluzioni accettabili per tutti. Nel frattempo chiediamo all’Apss di continuare a ricercare il personale necessario per riaprire il Punto nascita di Cavalese”.

 

Abbiamo fiducia verso il futuro - conclude Aricci - siamo attivi per promuovere il reclutamento delle figure professionali mancanti e stiamo accompagnando questo processo di reperimento del personale. Saremo sempre più autonomi e accogliamo l’invito dell’assessore Zeni a lavorare nuovamente insieme basandoci su quella solidarietà, creatività e positività tipiche della nostra gente”.