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Un ringraziamento

Prima di tutto: grazie!

Grazie a tutte le persone che si sono impegnate per sostenere una linea politica importante, ora ed in prospettiva. Mi riferisco ai candidati: Sara Ferrari, Michela Calzà, Michele Sartori, Pietro Patton e Donatella Conzatti, soprattutto chi ha corso in collegi che si sapeva essere molto difficili. Complimenti a Pietro Patton per l’elezione, in attesa di conoscere l’esito sul proporzionale per Sara Ferrari.

Grazie anche ai tanti che hanno manifestato il loro sostegno alla mia candidatura: sapevo che era una candidatura di servizio, e sarebbe stato più facile non accettare, sapendo che le possibilità erano quasi nulle e non dipendevano da me, ma sono stato molto felice di dare il mio contributo al progetto anche dalle retrovie, perché una squadra vince solo se anche gli attaccanti aiutano correndo al massimo in mezzo al campo per aiutare i compagni.

Ringrazio ancora di più a tutti quelli che si sono impegnati in maniera attiva senza essere candidati, dimostrando che la passione civile esiste ed è ancora forte. Grazie infine a tutti coloro che hanno votato, esercitando un dovere civico fondamentale.

Il voto nazionale: la necessità di un nuovo pensiero

Spesso le dichiarazioni post voto vedono tutti vincitori, mentre questa volta sono da apprezzare il riconoscimento del risultato negativo che hanno fatto sia Letta che Calenda. Per quanto riguarda il PD, concordo con l’invito di Letta, che ha ripreso Prodi annunciando presto il Congresso del Partito Democratico: occorre un nuovo momento fondativo, una riflessione su cosa significa essere progressisti nel mondo di oggi, che fornisca chiavi di lettura nuove, diversa dal sussistenzialismo contiano, ma anche dal blairismo globalista che dopo tanti anni ha mostrato le sue contraddizioni.

Forse proprio noi potremmo lanciare una sorta di “Concilio di Trento del riformismo”, per elaborare un pensiero originale della società, e tornare a essere stimolo originale per il resto del Paese.

L’analisi del voto in Trentino

Le analisi del voto si devono basare su dati e numeri, o sono soltanto propaganda politica. Elenco alcune considerazioni basate sul risultato nella nostra provincia:

1) anche in Trentino l’affluenza è crollata, nella stessa misura che nel resto del Paese. Questo dato deve far riflettere tutte le forze politiche, e tutti dovremo impegnarci a riportare credibilità e capacità di proposta costruttiva in politica. 

Tuttavia, analizzando i dati nella nostra provincia, il calo di affluenza non è stato omogeneo rispetto alle forze politiche. Infatti, confrontando il risultato delle elezioni politiche del 2018 con quelle di oggi, in termini assoluti c’è un trend molto chiaro.

Il voto alla Camera

VOTI PD:

2018: 61.013

2022: 61.848

Nel 2022 il PD ha ricevuto 835 voti in più del 2018.

Sulla sola città di Trento c’è stato un aumento dei voti PD da 15.964 a 16.839, quindi 875 voti in più. Quindi senza la città di Trento il voto del Pd è rimasto identico. Nel 2018 però in coalizione era presente la lista Lorenzin, sostenuta ufficialmente dall’UPT, e che aveva ricevuto 6.898 voti complessivi. Campobase non si è ufficialmente schierata sulla Camera, ma una parte dovrebbe aver sostenuto il Pd, un’altra parte Azione. Inoltre questa volta anche una parte dell’elettorato dei Civici avrebbe dovuto aver sostenuto il Pd.

Da tenere conto anche che nel 2018 c’era una concorrenza a sinistra di liberi e uguali, che aveva totalizzato 9.334 voti

Coalizione centrosx 2022. Sulla Camera la coalizione era divisa, però si può fare un confronto sommando i voti rispetto alla coalizione del 2018.

csx: 84.542 ( di cui Verdi 2018: 2.163; 2022: 11.996; diff. + 9.833)

Azione 23.540

TOT csx + azione = 108.082

Patt 8.110 + 8.067 = 16.177 (2018: 15.612; diff. + 565)

TOT csx + azione + patt: 124.259

Coalizione centrosx 2018: 96.475

Diff. 2018 – 2022 (somma csx + azione + patt) = + 27.784

Coalizione centrodx 2022: 115.570

Coalizione centrodx 2018: 122.436

Diff. 2018 – 2022 = – 6.866

5 stelle

2022: 16.686

2018: 74.685

Diff. 2018 – 2022 = – 57.999

Il dato eclatante è stato il crollo dei 5 stelle, che hanno perso 57.999 voti.

Una parte sicuramente è andata ad alimentare l’astensione, con un calo del 10% dell’affluenza.

Il centrodestra ha avuto un fortissimo aumento di Fratelli d’Italia, che ha sottratto voti alla Lega, ma nel complesso il consenso complessivo della coalizione è calato di 6.866 voti, pur essendo aumentato in percentuale, visto il calo di affluenza.

Sommando centrosinistra, azione e Patt, rispetto al 2018 c’è stato un aumento di 27.784 voti con una distribuzione che ha visto:

- il Pd mantenere sostanzialmente lo stesso voto (è aumentato di 835 voti, interamente in città di Trento);

- i Verdi sono aumentati di 9.833 voti. Da notare che nel 2018 alla sinistra della coalizione c’erano liberi e uguali, che avevano ricevuto 9.334 voti.

- Azione non era presente nelle scorse elezioni, ed ha ricevuto 23.540 voti. Nel 2018 era presente la lista Lorenzin, sostenuta dall’UPT, che aveva ricevuto 6.898 voti.

- il Patt ha mantenuto sostanzialmente lo stesso voto (è aumentato di 565 voti)

La somma centrosx, azione e Patt riceve 124.259 voti, contro i 115.570 del centrodestra.

2) Senato

Se prendiamo i voti dei collegi del Senato, che non sono cambiati nella composizione, vediamo che quello che è crollato è stato il Movimento 5 Stelle, poi, su tutti e tre i collegi il centro sinistra, pur senza il PATT (erano alleati nel 2018, ora hanno ricevuto 24.699 voti andando da solo), aumenta i suoi voti in termini assoluti: + 4779 voti collegio di Trento; + 4030 voti collegio di Rovereto; + 1485 nel più piccolo collegio della Valsugana: totale + 10.294 voti.

Al contrario, il centrodestra perde consensi in tutti e tre i collegi senatoriali: – 3850 voti collegio di Trento; – 2631 voti collegio di Rovereto; – 2618 voti sul collegio della Valsugana: – 9.099 voti.

Quindi, nonostante un vento nazionale che ha soffiato fortemente verso destra, in Trentino il centrodestra è diminuito dal 2018 in termini di voti, il centrosinistra è invece cresciuto ovunque. L’omogeneità del trend sul territorio mostra che questo è sintomo di un sentimento diffuso, non di specificità locali legate ad esempio ad un candidato, come vedremo al punto 4)

3) anche in Trentino Fratelli d’Italia doppia la Lega, con un 25% in linea con il risultato nazionale, mentre la Lega precipita al 10%. Dopo il risultato clamoroso del 2018, una maggioranza provinciale con una giunta monocolore Lega, evidentemente meno radicata di quanto sperassero, non è bastata ad arginare il vento nazionale. Questo dato influisce molto sul percorso verso le elezioni provinciali dell’autunno 2023, perché la tentazione della Lega di escludere FI dalla maggioranza, per allargare la coalizione verso il centro e verso gli autonomisti, crolla di fronte a questo risultato. Allo stesso modo rende evidente che chi volesse avvinarsi alla coalizione che oggi governa in Provincia, avrà come azionista di maggioranza Fratelli d’Italia e non la Lega, né tanto meno qualche listina di centro.

4) il dato più originale di queste elezioni riguarda il confronto tra Camera e Senato, per la prima volta sovrapponibili, con l’elettorato attivo ai diciottenni anche alla Camera. Esiste una forte differenza tra voto alla Camera e voto al Senato, in maniera omogenea su tutto il territorio provinciale, nei comuni grandi e in quelli piccoli, pur avendo votato lo stesso numero di persone in totale:

a) il PATT riceve 24.699 voti al Senato, 16.177 alla Camera: + 8.522 voti

b) il centrodestra riceve 103.594 voti al Senato, 115.570 voti alla Camera: – 11.976 voti

c) il centrosinistra unito riceve 100.602 voti al Senato, la somma di centro sinistra e Azione alla Camera riceve 108.082 voti (84.542 + 23.540): – 7.480 voti

Da segnalare anche il dato sulle schede bianche: al Senato sono state 5.051 a Trento, 4.026 a Rovereto, 2.539 in Valsugana. Alla Camera di Trento 2.298, alla Camera di Rovereto 2.108. Quindi le schede bianche complessive al Senato sono state 7.210 più che alla Camera.

Quindi sia centrodestra che centrosinistra (sommando azione, come sul Senato) hanno avuto molti più voti alla Camera che al Senato, mentre per il Patt il contrario, e al Senato ci sono state 7.210 schede bianche in più che alla Camera, in maniera omogenea tra i collegi.

Le spiegazioni possibili sono due.

La prima potrebbe essere legata ai candidati: cioè candidati più forti per centrodestra e centrosinistra sulle Camere rispetto che ai Senati, il contrario per il Patt (dove potrebbero aver influito anche qualche dinamica interna, ma non basterebbe neppure lontanamente a spiegare il dato per quantità e omogeneità). Può aver contribuito come concausa, ma pare difficile che ci sia stata una coincidenza capace di incidere in maniera omogenea su tutto il territorio, e con questi numeri.

La spiegazione più convincente è invece riconducibile alla confusione generata da due schede diverse, con una minore chiarezza dei simboli sulla scheda del Senato. L’elettore ama la chiarezza, sapere bene per cosa sta votando: alla Camera la scheda, la stessa nazionale, rispecchiava questa chiarezza, con i simboli dei partiti chiari – centrodestra, centrosinistra, azione – mentre al senato queste forze erano unite sotto un simbolo più difficile da individuare. Per una parte di elettorato, sia di destra che di sinistra, può essere stato più facile allora votare le più note Stelle alpine (peraltro dopo una campagna locale molto spinta sul tema dell’autonomia da parte di tutti i partiti), molti altri hanno invece votato scheda bianca al Senato. Questa è la spiegazione che mi pare più logica, non trovo altre motivazioni in grado di spiegare un dato così eclatante trasversale ed omogeneo.

Corollario 1: l’omogeneità dei dati di voto rispetto ai collegi (v. punto 1) e il fatto che tutti i candidati del centrosinistra (e del centrodestra) al Senato hanno preso meno voti di quelli dei candidati omologhi alla Camera, rende evidente che la proposta politica ha prevalso rispetto ai singoli candidati. Nel bene e nel male.

Corollario 2: la differenza tra il risultato sui collegi del Senato e quelli della Camera, vista la legge elettorale di tipo maggioritario, analoga a quella prevista per le elezioni provinciali, non l’hanno fatta tanto il confine dei collegi o i candidati, quanto l’unità della coalizione.

Corollario 3: pare evidente che l’elettore ama la chiarezza; anche pro futuro, nel Partito Democratico, non si deve cedere alle teorie di chi ritiene che il Pd debba rimanere ancillare dentro una coalizione, non si deve aver paura di portare avanti un’idea sotto l’insegna di una forza politica chiara per l’elettore, anzi, occorre prendere atto che questa premia.

4) rimane una differenza molto forte tra valli e città. Anche in Trentino viene riprodotta la tendenza presente in gran parte dell’occidente. Negli Stati Uniti lo scontro tra le coste progressiste e l’interno conservatore è diventato lacerante nei toni, preoccupante per la tenuta della società, perché riguarda i suoi valori di fondo. In tutta Italia nelle grandi città la sinistra vince, mentre nelle periferie stravince la destra.

Negli ultimi anni anche il Trentino ha visto una omologazione a questo schema, e di tutte le questioni, dovrebbe essere quella su cui investire le maggiori energie da parte delle forze politiche tutte, perché soltanto se sapremo essere una comunità coesa, che sente di avere un destino comune, sapremo creare sviluppo e nuovo benessere. Il centrosinistra è riuscito a “perdere meglio” nelle valli, in maniera omogenea, forse anche per una certa disillusione rispetto al governo provinciale leghista, ma questo non basta. Abbiamo visto che non bastano i singoli candidati a fare la differenza (e rimango un convinto sostenitore del fatto che dovrebbero essere i cittadini, con il loro voto, a scegliere chi li rappresenta in maniera diretta), ma serve sempre un progetto politico chiaro e coeso, capace di produrre pensiero e proposte convincenti. Su quello occorre lavorare da subito.