Interrogazione
Sulle dichiarazioni del dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali
in merito ai tagli ai farmaci oncologici.
Il 29 maggio scorso, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento approvava il dispositivo di una mia proposta di risoluzione in ambito sanitario. Nello specifico, a seguito di annunciati tagli in determinati settori della sanità, l’Aula impegnava formalmente la Giunta, ad avviare un confronto con le organizzazioni sindacali mediche e delle professioni sanitarie, oltre che con i rappresentanti delle associazioni dei malati, per condividere eventuali percorsi di razionalizzazione; è comminava all’Esecutivo provinciale di considerare la lotta al cancro come una priorità assoluta e dunque, nel rispetto della normativa sull’appropriatezza e sulla responsabilità del medico rispetto al percorso terapeutico, disponeva di “non individuare l’area oncologica come oggetto di risparmio di spesa”.
In barba ad un simile impegno, e nell’ormai consueta vacanza del ruolo politico di guida che dovrebbe esercitare l’assessora Segnana, nei giorni scorsi il dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali ha rilasciato alla stampa un’intervista che è in parte illuminante e in parte sconcertante. È illuminante perché chiarisce una volta per tutte il suo ruolo di supplenza del vertice politico e di guida strategica della sanità trentina, è sconcertante perché – al di là di disvelare simile impropria sostituzione – il dirigente indica una linea del tutto opposta a quella alla quale il Consiglio provinciale lo ha impegnato.
Sostenendo ancora una volta che delle migliaia di voci di spesa della sanità quella da tagliare riguarderebbe i farmaci oncologici, il dirigente dimostra infatti di ignorare del tutto l’indicazione approvata dall’Aula qualche mese fa. Dunque, delle due l’una: o la Giunta non ha rispettato la linea che le ha dato il Consiglio (maggioranza e opposizione insieme), e non ha istruito di conseguenza la struttura; oppure il dirigente generale considera le indicazioni di Giunta e Consiglio provinciale come suggerimenti accessori, di cui può tranquillamente non tenere conto. In entrambi i casi una condotta grave, fatta sulla pelle dei malati oncologici.
Accanto a simile condotta formalmente deprecabile, dispiace poi rilevare anche nel merito la scorrettezza e la superficialità delle dichiarazioni rilasciate alla stampa. Per definizione infatti, i farmaci innovativi sono soggetti a brevetto, ed esistono precisi protocolli che lasciano all’oncologo la valutazione riguardo l’appropriatezza del farmaco. Dire dunque, dall’alto e a priori, che il budget per questi va semplicemente ridotto è metodologicamente scorretto. Il dubbio, in questo senso, è che il dirigente, privo di una guida politica, tenda a replicare schemi utilizzati nella gestione di altre sanità, magari meno virtuose della nostra, ritenendo possibili tagli copia-incolla e senza considerare che ciò che altrove può aver prodotto risparmio in un determinato ambito di bilancio, può rappresentare in altre realtà un ambito di condotta irreprensibile (nello specifico, i dati indicano chiaramente che in Trentino il livello di appropriatezza e l’utilizzo dei farmaci equivalenti è assolutamente virtuoso).
Tanto premesso, e nell’auspicio che un ritrovato coraggio suggerisca all’assessora silente alla salute, o in sua vece al Presidente, la necessità di richiamare il dirigente generale al rispetto delle indicazioni del Consiglio provinciale a tutela dei malati oncologici,
interrogo il presidente della Provincia e l’assessora competente per sapere:
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se ha fornito al dirigente del Dipartimento salute e politiche, in conformità con il dispositivo della risoluzione approvata il 29 maggio scorso, l’indicazione di operare considerando l’area oncologica come oggetto non individuabile per un risparmio di spesa;
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se, in caso di risposta affermativa al punto 1), il dirigente consideri gli impegni del Consiglio e della Giunta come meri suggerimenti anziché come direttive vincolanti;
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se, tra un’assenza per manifestazione ed una per motivi personali, l’assessora abbia prima o poi intenzione di prenderà posizione su qualcosa oppure se, passato un anno, cittadini e pazienti debbono definitivamente considerare come non assegnate le deleghe assessorili alla sanità e al sociale.
A norma di regolamento, chiedo risposta scritta.
consigliere avv. Luca Zeni
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