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Interrogazione n.

UNA “PERMANENTE” PER VALLORZ E GLI ALTRI MAESTRI TRENTINI

 

Nel fermento delle ricorrenti polemiche attorno alla gestione attuale del M.A.R.T., talora si corre il rischio di perdere di vista la “mission” vera del museo, che è poi quella di raccontare l’arte contemporanea, anche avendo riguardo alla produzione locale.

A tale proposito, sembra opportuno rammentare al competente Assessorato la vicenda artistica ed umana di uno fra i più grandi pittori trentini del Novecento e cioè Paolo Vallorz, riconosciuto ed onorato con due mostre personali al M.A.R.T. negli anni 2005 e 2011 e che, se non si va errando, ebbe poi a donare parte delle sue opere al museo, salvo poi ritirarle quando esse non trovarono degna collocazione permanente.

Il percorso artistico di Vallorz inizia a Venezia con la frequentazione dell’Accademia di Belle Arti nell’immediato dopoguerra e poi si orienta quasi subito sull’Accademia di Montparnasse a Parigi, dove conosce e frequenta artisti di rilievo internazionale ed avvia l’esperienza dell’astrattismo, per poi ritornare alla narrazione della natura ed, in special modo, a quella della sua “piccola patria”, facendo di questa, secondo la lezione di Tolstoij, un paradigma universale.

Artista conosciuto ed esposto un po’ ovunque da Londra a Parigi; da Milano a New York, ha ricevuto gli apprezzamenti della critica mondiale – ivi compresi quelli del prof. Vittorio Sgarbi – per una sensibilità artistica straordinaria e che meriterebbe forse attenzioni più costanti e continue da parte della sua terra.

Segantini, Moggioli, Garbari, Vallorz ed altri illustri nomi che la critica potrà selezionare, compongono un panorama tutt’altro che secondario dell’arte trentina e dovrebbero quindi poter essere ospitati in una sorta di “collettiva territoriale permanente” in un luogo appositamente dedicato. Pensiamo, ad esempio, il Palazzo delle Albere a Trento se e quando l’Assessorato supererà la balzana concezione salomonica della divisione d’uso fra il M.U.S.E. ed il M.A.R.T.. Solo una concezione “piccola e provinciale” dell’arte può infatti accontentarsi di una scelta che tutto è fuorchè politica; una scelta che non soddisfa nessuno e penalizza tutti e soprattutto l’arte trentina.

Lungi dal voler indirizzare le politiche museali della Giunta provinciale ed auspicando anzi una definizione delle stesse capace di fissare obiettivi e priorità delle nostre istituzioni museali – anche restituendo ruoli di protagonismo attivo al Castello del Buonconsiglio ed al Museo Diocesano Tridentino che negli anni hanno sempre saputo offrire prodotti di alta qualità, come nel caso della recente mostra sul Simonino – si auspica qui un ripensamento complessivo del sistema museale ed un’attenzione ritrovata nei riguardi dei maestri trentini, almeno del secolo scorso, con una esposizione permanente o comunque con forme di fruizione costante della loro arte da parte del pubblico locale e di quello turistico, in un’ottica di attrazione capace di favorire anche l’indotto dopo le difficoltà causate dalla pandemia.

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

- se la stessa non ritenga opportuno promuovere una politica museale capace di valorizzare espositivamente i grandi maestri trentini – e fra essi Paolo Vallorz – anche individuando a tal fine il Palazzo delle Albere a Trento come luogo assolutamente deputato a questo scopo culturale;

- se non si ritenga opportuno assicurare anche al Castello del Buonconsiglio ed al Museo Diocesano Tridentino nuove occasioni di protagonismo, sostenendone le scelte espositiva e mettendoli in più stretta relazione con il resto del sistema museale provinciale.

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta

Distinti saluti.

avv. Luca Zeni