
Di seguito alcuni spunti per il programma del Partito Democratico del Trentino in vista delle prossime elezioni di ottobre.
In questo momento così delicato per il Paese non meno che per l’Europa, il Trentino è chiamato a fare la sua parte: non solamente con un programma, ma soprattutto con l’orgoglio civile e lo spirito responsabile che caratterizzano da sempre i suoi abitanti.
Oggi occorre una visione strategica ma anche un’opzione etica. La ragione e le analisi debbano essere sorrette dalla passione, per radicarsi negli animi, e la passione debba essere governata dalle idee per non diventare cieca.
Il compito del Pd del Trentino è quello di ripensare gli spazi che già ci sono e di costruire ponti nuovi dove non ci sono. Perché i ponti mettono in collegamento ciò che prima era diviso, ma che oggi non può più rimanere separato. Perché, se i luoghi sono differenti, i problemi e le speranze delle persone sono comuni. Lo erano ieri e lo sono ancora di più oggi!
Sempre più spesso si sentono appelli all’unità, per superare le divisioni in nome di un ‘unanimismo’ dominato dall’economia. Ma i numeri dell’economia, senza la passione e il cuore della vera politica, rimangono delle cifre vuote, che rischiano di farci dimenticare che la realtà non è unica ma plurale. Un territorio non è un cosmo chiuso e a se stante, ma un’unione di differenze, in un mondo complesso e a volte persino un po’ contraddittorio: è il rispetto delle differenze e la mescolanza a far nascere cittadini pronti ad affrontare il loro ruolo nella comunità.
Ogni programma politico richiede una visione: è il sogno che ci guida, i valori che ci ispirano, il sentimento del nostro territorio, le direzioni del suo sviluppo.
Senza una visione ogni azione politica è destinata a rimanere cieca, e si riduce a una gestione puramente pratica dell’ordinario, che spesso finisce per essere governata solo dagli interessi.
Tutte le grandi visioni sono però vuote se prive di azioni: ecco dunque la proposta del PD per il Trentino, composto da coloro che ci vivono, ci lavorano, lo amano. Un Trentino che oggi non è fermo, ma che se non va avanti rimarrà inevitabilmente indietro.
Il nostro impegno principale è: moltiplicare le capacità generative del Trentino.
Nonostante la crisi, la nostra Provincia può ancora contare su una risorsa consistente, che ci permette di puntare in alto: i Trentini.
Perché abbiamo le capacità per sperimentare l’innovazione, proporre formule nuove, trasformare la paura della crisi in opportunità di rinascita.
L’idea di futuro richiede intelligenza generativa. La stessa che possiedono i genitori quando vivono l’attesa di generare non solo per séma in vista di una famiglia (e a favore dell’umanità), come un tempo lungimirante che verrà premiato.
E l’intelligenza generativa si coniuga con la generosità, che non è solo dare agli altri ma mettere in gioco se stessi per dare vita al nuovo: non solo visione strategica ma anche opzione etica.
Questo è il punto di massima rilevanza, nella fase di passaggio che dobbiamo affrontare.
Una nuova autonomia
Tutti teniamo all’autonomia del Trentino: noi ci crediamo tanto da volerne ribaltare il significato così com’è solitamente inteso.
Autonomia significa essere autonomi da.
Ma, come ci insegna la vita reale di tutti i giorni, autonomia significa soprattutto autonomia per; ovvero autorealizzazione, autoespressione.
Ogni genitore sa di non poter proteggere i figli tutta la vita ma al contrario di doverli aiutare a sviluppare la capacità di costruire se stessi e di ricercare la propria strada. E quando un figlio diventa davvero autonomo non ha più bisogno di difendersi da limiti e costrizioni poiché è ormai indipendente e responsabile di se stesso. È libero di, non solo libero da.
Questa visione significa non limitarsi a rivendicare soltanto l’autonomia dal potere centrale, un isolamento da coloro con cui siamo, volenti o nolenti, in relazione, ma una nuova autonomia, fondata realmente sulla libera crescita di ogni persona.
Puntare sulle persone, sulla loro capacità di realizzarsi e di liberare le loro energie, significa considerare speciale il nostro territorio non perché abbia uno statuto speciale, ma perché produce nuovi modelli di eccellenza. Vuol dire non considerarsi protetti come una specie in via d’estinzione, ma essere capaci di costruire nuovi progetti per un futuro migliore, attraverso la valorizzazione delle specifiche doti di tutti i nostri territori.
Un Trentino di valore
Generosità, Autonomia nella crescita e “Generatività”, costituiscono le fondamenta su cui costruire un solido progetto d’innovazione, articolato su alcune idee-guida che per noi rappresentano le qualità di un “Trentino di valore”, che dovranno indirizzare, nello sviluppo programmatico, iniziative concrete.
1. Un progetto generativo di nuovo lavoro
La crisi globale dell’Occidente secondo cui la crescita sembra dover necessariamente produrre disoccupazione, pone al centro dell’attenzione il tema del lavoro, come punto di incontro fra società e politica.
L’inerzia del processo demografico, la bassa propensione al rischio e lo scarso ricambio del tessuto imprenditoriale generano un immobilismo sociale che pregiudica il futuro delle nuove generazioni.
Occorre passare dalla mera accettazione dell’occupazione che manca alla progettazione del nuovo lavoro che si può generare.
La disoccupazione non è un male inevitabile perché il lavoro continua ad essere la risorsa del futuro e a costituire la principale identità delle persone. La questione non è solo economico-sociale, ma umana: togliete il lavoro alle persone e si sentiranno private del loro radicamento esistenziale.
Il nostro Territorio, come il Paese nel suo complesso, richiede nuovo sviluppo, cui può e deve corrispondere una nuova Società, nuove professioni, una nuova progettualità. Inventare lavoro là dove esiste già la domanda ma non viene ancora vista l’offerta: per una Società più consistente, più vitale, più attrattiva e più giusta.
Occorre puntare, prima di tutto, sulla valorizzazione dei settori modello, dall’ambiente al turismo sino al campo energetico, favorendo, oltre al mantenimento delle attuali, la nascita di nuove aziende in sintonia con le caratteristiche ambientali, sociali e culturali del Trentino.
Allo stesso tempo, occorre rispondere alle sfide provenienti dai mercati e predisporsi, là dove ci sono segnali incoraggianti, a una trasformazione dell’economia trentina, generando una nuova creatività che porti nuova occupazione, anche a favore dell’utilità sociale delle imprese.
Trasferire supporto di competenze e di know-how, attivare iniziative di diffusione per una nuova cultura d’impresa, valorizzare le potenzialità del nostro Territorio, impiegare le risorse migliori dell’Amministrazione in un’opera d’innovazione, e nel campo del lavoro femminile e giovanile.
In una parola: creare flussi generatori di sviluppo, vedendo nell’occupazione non solo un elemento produttivo ma anche e soprattutto d’integrazione sociale.
E poiché i nuovi progetti devono partire dal confronto con la realtà esistente, iniziamo dal guardare i numeri che confrontano il Trentino, l’Italia e l’Europa.
Questi numeri ci mostrano innanzitutto come, nonostante la crisi, la nostra Provincia possa ancora contare su una risorsa fondamentale, il lavoro dei nostri concittadini.
Lavoro che rappresenta dignità, realizzazione e gratificazione e non significa solamente reddito per sé e per la propria famiglia ma anche pienezza di vita, radicamento esistenziale ed identità sociale.
Se in Italia, il tasso di disoccupazione è ai massimi storici e a Febbraio l’Istat ha rilevato l’11,6% con un drammatico tasso di disoccupazione giovanile che si è attestato al 37,8%, in Trentino la situazione è migliore, ma anche qui purtroppo in peggioramento, con il tasso di disoccupazione del 5,8% in crescita, e per i giovani ha ormai superato il 15%, collocando il Trentino al centesimo posto sulle trecento regioni europee, come ci dice l’Eurostat (verificare i dati più aggiornati).
Dobbiamo essere attenti a difendere le persone già occupate, ma il nostro Territorio richiede soprattutto un progetto capace di creare nuovo lavoro, con nuove professioni e una nuova progettualità d’impresa. Occorre allora trasferire supporto di competenze e di know-how, attivare iniziative di diffusione per una nuova cultura d’impresa, valorizzare le potenzialità del nostro Territorio, impiegare le risorse migliori dell’Amministrazione in un’opera d’innovazione. Va ampliato il ruolo dell’agenzia del lavoro, razionalizzandone gli interventi cosiddetti “di sistema” ed oggi messi in atto da diversi attori pubblici.
Guardiamo ad alcuni settori chiave per il Trentino. Alcuni in crisi, altri con grandi potenzialità di espansione. Nel manifatturiero le aziende trentine che brillano sono quelle ad alto valore aggiunto o con produzioni caratterizzate da specificità uniche, in grado di creare una nicchia, magari piccola, ma a volte di leadership addirittura mondiale. I settori che stanno soffrendo di più sono quelli a basso valore aggiunto, che sono stati sopravanzati e resi obsoleti dalla crescita del mercato globale.
Vanno invece sviluppate le nostre peculiarità e punti di forza, con le produzioni a maggiore valore aggiunto, collegando tra loro ricerca e industria, favorendo la nascita di nuove imprese in grado di affermarsi non solamente sul mercato locale, ma su quello più ampio come abbiamo visto già in diversi esempi. Perché le nostre imprese possano affermarsi al di fuori del Trentino, le politiche d’internazionalizzazione devono adeguarsi alle trasformazioni avvenute sul mercato in questi anni.
L’edilizia tradizionale, così come eravamo abituati a concepirla, soffre molto la crisi: la lotta per la sopravvivenza è serrata, c’è un eccesso di capacità produttiva e sul mercato ci sono migliaia d’immobili invenduti. E’ quindi difficile immaginare un rilancio attraverso un piano di nuove costruzioni.
Le grandi imprese trentine sono in affanno, quelle piccole, per certi versi più flessibili, sono incapaci, proprio a causa della loro limitata dimensione, di andare a cercare lavori fuori dal Trentino e ancor meno all’estero, rimanendo quindi soffocate in un mercato sempre più angusto. Come per il manifatturiero così anche per l’edilizia sarà necessario cambiare approccio per far crescere la nuova edilizia caratterizzata dalla riqualificazione del patrimonio esistente, dagli interventi di risparmio energetico, dalle attività d’inserimento ambientale, in grado di andare incontro alle mutate esigenze di un settore che nel nostro Paese è maturo.
Allo stesso modo la collaborazione tra imprese e artigiani con diverse professionalità rappresenterà un efficace strumento per superare le attuali inefficienze dimensionali.
Occorre poi puntare, prima di tutto, sulla valorizzazione dei settori modello.
Pensiamo al turismo: la nostra provincia può disporre oggi di 164mila posti letto, tra esercizi alberghieri ed affini, e oltre 300mila posti letto derivanti da seconde case ed alloggi privati in affitto.
L’offerta complessiva consente di raggiungere oltre 15 milioni di pernottamenti per persona annuali. A livello quantitativo dell’offerta siamo quindi già certamente competitivi. Ciò che va migliorato è la qualità e la caratterizzazione del prodotto turistico.
La stagione invernale 2012 ha evidenziato come il nostro prodotto non sia sufficientemente diversificato. Siamo ancora limitati nell’ offerta sciistica invernale con molte stazioni sciistiche vetuste ed i cui impianti, sugli oltre 230 totali, si trovano a bassa quota. Per questo è necessaria una maggior creatività nel modello di promozione della nostra montagna e delle sue molteplici opportunità, che sappia aggiungersi al periodo invernale ed allo sci.
Un nuovo prodotto turistico capace di coniugare ambiente, attrattività sportiva e divertimento, con una diversificazione dei target (giovanile, sportivo, familiare, terza età) ma in grado al tempo stesso di essere riconoscibile all’interno di un “brand” provinciale unico, su cui costruire un’offerta turistica integrata, per e affermarsi sui mercati nazionali ed internazionali. Allo stesso tempo investiamo con coraggio nei settori di eccellenza del nostro Territorio, dalla produzione del legno al “Sistema Acqua”.Dobbiamo lavorare per ricreare un’intima affinità tra la vita umana e l’ambiente alpino di cui è ricco il Trentino. Determinante per la ripresa economica sarà infatti il rinnovato rapporto con l’ambiente ed il territorio, che sono caratteristiche e fonte d’orgoglio e di identità fortemente radicate nella comunità trentina.
Analogo ragionamento va compiuto sul settore primario: l’agricoltura. Le filiere agroalimentari, in sinergia con l’offerta turistica, rappresentano senza dubbio una leva importante ed un’occasione di sviluppo sostenibile, ben distribuito sul territorio e non esposto a rischi di delocalizzazione. Le criticità ci sono, ma ci sono anche esempi nati da idee lungimiranti che rappresentano dei punti di riferimento di livello internazionale. La qualità rappresenta sempre un preciso obiettivo, volto sia alla valorizzazione del territorio, sia alla creazione di sinergie che superino le contrapposizioni tra mondi (si pensi ad esempio al vino), per giungere al confronto e alla collaborazione che costituisce l’unica alternativa per un mutuo successo. L’agricoltura ha un ruolo centrale in Trentino, anche per la tutela del territorio, dalla montagna alle valli. Se in passato erano sufficienti contributi indifferenziati, l’attuale scenario esige oggi una selezione dell’eccellenza in grado di redistribuirsi sull’intero settore.
Porre al centro il primato etico dell’agricoltura, significa puntare a una vita sana e a un’attenzione per la natura che sono già parte della nostra cultura ma che si è in parte smarrita: riteniamo di poter migliorare ancora, forti del convincimento che qualità del territorio ed economie dello stesso possano procedere solo di pari passo.
Certo, dobbiamo essere sufficientemente rapidi per cogliere le opportunità che il futuro ci riserva.
L’impegno per una trasformazione dell’economia trentina colpita dalla crisi, non deve essere fonte di timore o di abbandono dei modelli più consolidati. Significa puntare sullo sviluppo.
Sottolineiamo questa parola – sviluppo – perché rappresenta la sfida principale ed è il modo autentico di ottenere quella crescita auspicata da tutti.
Non si può, infatti, pensare a una crescita incessante, quantitativamente indefinita, senza limiti, ma neppure rassegnarsi all’accettazione contraria della decrescita, che qualche economista provocatoriamente propone come felice. La sfida dello sviluppo, pone il tema del miglioramento economico sullo stesso piano di quello sociale, in un’opera congiunta di rilancio di entrambi!
C’è molta letteratura e analisi che parlano di declino, soprattutto per quanto riguarda l’Italia, ma anche a proposito del Trentino. Ma sono ormai numerosi economisti, sociologi, politici e giornalisti che stanno già ragionando su come migliorare e riprogettare quel mondo che comunque è in continua evoluzione. Che lo vogliamo o no, il mondo cambia, non sta ad aspettarci.
Allora la sfida che propone il Pd è: chiediamoci quanto lavoro chiede il nostro territorio, ma anche il paese e il mondo intero. Assumiamo il coraggio di un’immaginazione progettuale che presiede ai cambiamenti reali, così come la scienza economica determina le azioni dei governi, gli studi ingegneristici permettono di costruire grattacieli, le teorie degli psicologi permettono agli operatori sociali di curare il disagio. Possiamo decidere per il nostro futuro tra essere spettatori o divenirne protagonisti, dando una mano nel cambiamento. La prospettiva di un lavoro generativo, che s’incarni in progetti ed investimenti reali, questa è la direzione che potrà sviluppare il Trentino.
2. La messa a punto della macchina pubblica
Il capitale umano di cui dispone l’Amministrazione è ingente e ricco di qualità che attendono solamente di essere valorizzate.
La macchina pubblica deve essere messa a punto per non limitarsi semplicemente alla protezione o alla gestione dell’esistente, ma al fine di accrescere il suo ruolo di volano di sviluppo e di piattaforma trasparente e aperta per il privato.
L’amministrazione dispone di un’eccellenza diffusa, le cui qualità vanno sviluppate affinché sia davvero custode della legalità e del territorio, di quelle istanze di inclusività sociale radicate nella sua tradizione.
Una Pubblica Amministrazione che esprima un’anima d’innovazione e un’autentica vocazione pubblica, capace di superare i conflitti tra riorganizzazione dal basso e governo dall’alto.
Dove i meritevoli vengano premiati, le migliori esperienze facciano scuola, la cultura possa essere messa a disposizione del cittadino e del benessere sociale.
In quest’ottica pensiamo sia ad una razionalizzazione delle partecipate provinciali che ad una ottimizzazione delle Comunità di Valle, con un decentramento sotto il segno della semplificazione e non dell’aumento di burocrazia, alla privatizzazione dove opportuna, alla gestione delle risorse attraverso bilancio a progetto.
Far nascere il bilancio dalla progettualità significa superare l’inerzia dei consuntivi precedenti, che spesso limitano le risorse o consolidano vincoli. Un bilancio come strumento di gestione della crescita attraverso un piano programmatico di priorità e secondo una logica di allocazione efficace delle risorse, ottimizzando la spesa e riducendo l’inefficienza: un decentramento a favore dei Comuni e della responsabilità nella gestione degli investimenti.
3. La liberazione dell’energia femminile
Il nostro mondo è ancora troppo delineato al maschile.
Ma l’essere umano “è due” e la differenza tra uomo e donna è la differenza fondamentale dell’umanità. Se nel fare tutto quello che facciamo ogni giorno avessimo un braccio legato dietro alla schiena capiremmo quante possibilità perdiamo.
La ricerca di pari opportunità e di uguaglianza non è oggi un’istanza volta esclusivamente all’universo femminile, ma anche a quello maschile, in quanto fonte di beneficio per tutta la Società, che ha bisogno della differenza femminile.
Questa è una vera e propria rivoluzione culturale, una rivoluzione sociale e una rivoluzione esistenziale, dato che influirà sui destini individuali delle persone. “Dimenticate la Cina, ha scritto l’Economist, l’India e Internet: la crescita economica è trainata dalle donne”. Si tratta di una rivoluzione già in corso e che cambierà la società. E influirà sul destino degli uomini, che dovranno imparare dal pensiero, dalla forza e dalla sensibilità femminili, così come le donne hanno saputo assumere qualità maschili, per affermare le loro aspettative di liberazione. La legislazione deve quindi aiutare a liberare questa sopita energia femminile, in un’opera di welfare ancora una volta generativo: di significativi progressi nell’armonia di genere, nell’economia e nel lavoro, nell’equilibrio della Società intera.
Le esperienze internazionali smentiscono pregiudizi duri a morire: che le donne che lavorano fanno meno bambini, che sono madri peggiori, che sono infelici.
All’interno di una crisi economica come quella che stiamo attraversando, sarebbe irresponsabile non poter contare sulle energie di metà della popolazione: per questo è necessario sviluppare ed ampliare gli strumenti di welfare in un’opera ancora una volta generativa di significativi progressi nell’armonia di genere, nell’economia e nel lavoro, nell’equilibrio della Società intera.
4. Un Trentino soglia del mondo
Ogni confine è una soglia che delimita ma è anche una porta che si apre all’esterno: non un’enclave chiusa nella difesa dei suoi privilegi ma un luogo dove vivere, muoversi, e capace di attrarre il resto del mondo. Questo significa rafforzare la nostra identità, con una nuova apertura mentale capace di esportare la nostra eccellenza e di accogliere le plurali offerte caratteristiche del nostro tempo.
Mettere in moto il Trentino significa proiettarlo in avanti per renderlo ricco di esperienze e di avventure possibili.
Ci sono molti strumenti: la difesa e il rilancio dell’Erasmus, l’incoraggiamento di esperienze professionali estere e la creazione di stabili rapporti internazionali per i giovani, l’aiuto nell’internazionalizzazione delle imprese.
È necessario proseguire lo sforzo per diffondere la specifica eccellenza del nostro Territorio, dalla produzione del legno al “Sistema Acqua”, sviluppando ulteriormente i servizi per l’ accoglienza nel settore turistico trentino, in modo non solo da rendere attraente il viaggio ma che sappia competere nelle proposte di soggiorno con gli stili di consumo del tempo.
Una scelta a favore sia di una nuova mobilità dei Trentini sia di un Trentino cerniera di nuovi scambi, che produca un capitale sociale nuovo mettendo in relazione tra loro persone di comunità diverse e facendole accedere a un ambito di risorse più esteso rispetto a quello di appartenenza.
5. Una scuola esemplare che ‘ne vale la pena’
I numeri contenuti nel rapporto sul Benessere equo e sostenibile, appena pubblicato dall’Istat, evidenziano che la scuola più efficiente è quella della provincia autonoma di Trento. Ne siamo felici e orgogliosi, perché su questo gli anni di governo che ci precedono testimoniano un buona politica, ma non possiamo fermarci, perché chi lavora nella scuola sa che c’è ancora tanto da fare e da perfezionare.
Per migliorare è importante valorizzare il ruolo fondamentale della Scuola poiché rappresenta il bacino di formazione della prossime generazioni, un fulcro di democrazia e al contempo di sviluppo della persona, di crescita della conoscenza e del senso civico.
È da qui che parte il futuro e nasce ogni speranza progettuale. Puntare sulla Scuola, sull’Università, sui Centri di ricerca significa investire non solo sul futuro, ma anche sul presente: in quest’ambito possiamo fare di più, possiamo esportare modelli e attrarre intelligenze.
La diffusione della cultura scientifica è importante, come lo è lo sviluppo di modelli educativi e culturali, la sperimentazione nella scuola dell’obbligo, l’innalzamento del livello scolastico, la diffusione dell’apprendimento delle lingue, l’innovazione nella formazione professionale. L’obiettivo è rappresentato dall’ integrazione fra università e vita reale, che sappia congiungere istruzione, formazione ed occupazione, con una strategia che sviluppi la formazione permanente per facilitare l’ingresso sul mercato delle nuove professioni e contemporaneamente possa rilanciare quelle più tradizionali.
Una scuola con più lavoro, un lavoro con più scuola è possibile solo attraverso il costante miglioramento dell’offerta formativa, e una rinnovata capacità d’accoglienza verso tutte le categorie della popolazione universitaria, come ponte dell’inserimento nel mondo del lavoro, per una società che cresca e ringiovanisca.
La valorizzazione del ruolo degli insegnanti dovrà vederci ancora più impegnati. La scuola rappresenta il bacino di formazione delle prossime generazioni, un fulcro di democrazia e al contempo di sviluppo della persona, di crescita della conoscenza e del senso civico.
È da qui che parte il futuro e nasce ogni speranza progettuale. Vogliamo una scuola che renda i nostri figli felici per come studiano, competitivi per quanto imparano, cittadini migliori per quanto hanno appreso.
Una scuola che non si limiti a selezionare i migliori, ma si ponga il compito di farli divenire i migliori.
Puntare sulla Scuola, sull’Università, sui Centri di ricerca significa investire non solo sul futuro, ma anche sul presente: in quest’ambito possiamo fare di più, possiamo esportare modelli e attrarre intelligenze. Una scuola con più lavoro, un lavoro con più scuola, attraverso il costante miglioramento dell’offerta formativa come ponte dell’inserimento nel mondo del lavoro, per una società che cresca e ringiovanisca. Dissentiamo fortemente da chi sostiene, come fece Tremonti in veste di Ministro dell’economia, che “con la cultura non si mangia”, o che “di cultura non si vive. Questo è un approccio sbagliato e rifiutiamo questa ‘cultura della non cultura’!
Così, se Tremonti ha tagliato un miliardo e mezzo di euro alle Università e 8 miliardi alla scuola di primo e secondo livello, riteniamo invece che, anche in un regime di razionalizzazione degli investimenti e di selettività, la Scuola debba costituire un primario investimento per la nostra società. Perchè “grazie alla cultura si mangia!” Per quanto ci riguarda, investire sulla scuola ha la stessa rilevanza della lotta alla povertà, di una sanità e di un Welfare funzionanti. Non solo hanno la stessa rilevanza, ma sono aspetti dello stesso problema: e ai giovani che cercano lavoro, come ai pazienti che si aspettano di essere curati, dico che solo grazie ad una scuola sempre migliore possiamo sperare che le loro aspettative possano essere esaudite!
6. Investire sui “Prossimi Trentini”
Investire nelle nuove generazioni di cittadini trentini rappresenta sempre l’investimento umano ed esistenziale migliore: per questo l’Amministrazione deve predisporre tutti gli strumenti che consentano alle coppie che lo desiderino di realizzare il proprio progetto di genitorialità, facilitando la conciliazione tra tempo di cura e di lavoro soprattutto delle donne.
È una fortuna che oggi le persone vivano più a lungo, ma proprio per questo i servizi a favore dei figli sono essenziali.
Si tratta della prima istanza vitale da perseguire, per un Trentino più felice e che abbia fiducia nei prossimi cittadini che verranno.
Vogliamo un territorio che sappia investire nelle nuove generazioni e nei prossimi cittadini che verranno, predisponendo tutti gli strumenti per consentire alle coppie di realizzare il proprio progetto di genitorialità, facilitando la conciliazione tra tempo di cura e di lavoro.
Non sappiamo se la forte decrescita demografica dell’Italia intera sia il segno –come è stato detto da alcuni sociologi- che il baricentro della vita sociale si è spostato dal legame intergenerazionale verso il benessere immediato del singolo individuo, non sappiamo cioè se derivi dall’egoismo delle persone.
Sta di fatto, però, che nel suo ultimo rapporto, il Censis ha affermato che la crisi in cui versa la società italiana ha cominciato ad intaccare la stessa energia individuale. Se i figli non si fanno perché non c’è più energia vitale, o perché le donne pensano di non farcela, ebbene noi dobbiamo fare di tutto, come hanno fatto Paesi ben più grandi di noi, perché questa paura e questa inerzia vitale cedano il posto a una rinnovata fiducia nel futuro.
Dobbiamo offrire ad ogni donna la facoltà di scegliere se e quando affrontare la maternità senza l’angoscia di perdere il proprio ruolo professionale o di interrompere un percorso di carriera. Non dobbiamo inventarci nulla, basta anche soltanto guardare a ciò che accade in Francia, nel Nord Europa o in Germania per quanto riguarda gli asili nido, le scuole, i luoghi protetti per le donne con bambini.
7. Una giustizia pubblica per una comunità equa
Oggi corriamo il rischio di avere una società più stanca, meno vitale, percorsa meno dal desiderio e più dal timore di perdere qualcosa, che sembra contraddire la costante retorica della comunità felice.
Proprio noi che rivendichiamo la nostra autonomia, dobbiamo dare il buon esempio, per evitare di sembrare un popolo un po’ anestetizzato, quasi schiacciato. Non possiamo essere una somma di individui, in relazione verticale con l’Amministrazione, ma un “noi” fondato su relazioni orizzontali che configurino un sentire comune.
Più attenzione all’efficienza che si coniuga con l’equità pubblica, perché gli sprechi pubblici sono sempre a danno dei più poveri, e si combattono ponendo l’attenzione alla giustizia complessiva dei nostri investimenti.
Il tema è il rapporto tra efficienza ed equità, due concetti considerati appartenenti alle sfere differenti dell’economia e dell’etica, ma unite nell’Amministrazione della Società.
Una società che spreca risorse non può definirsi né equa né giusta. Per rivalutare la sfera pubblica occorre perseguire un’idea di giustizia sotto il segno dell’equità e non solo dell’allocazione delle risorse.
Tale principio ha prima di tutto un valore sociale, perché significa garantire a tutti un equo accesso alle opportunità, ma nel contempo ha anche un valore economico, perché premia le energie individuali ed il coraggio delle persone. Allo stesso modo ha un valore amministrativo, perché realizza pienamente la funzione di sostegno e di sviluppo della funzione pubblica, ed ha un valore esistenziale, perché concepisce la cosa pubblica come un bene di tutti. Ha infine un valore organizzativo, perché punta sulla capacità propositiva di un’Organizzazione modello il cui lavoro sia al servizio delle persone.
L’ideale di una felicità pubblica passa attraverso il riconoscimento del valore delle persone e di quello dell’appartenenza.
Per rivisitare i meccanismi di distribuzione delle risorse è necessaria un’equa selettività a favore di un “welfare propositivo”, generatore di benessere futuro, anche per contrastare il crescente “atomismo sociale” e diffondere un “welfare esistenziale” e non solo un welfare inteso come sostegno e recupero.
La funzione pubblica del volontariato è essenziale per valorizzare la dote disponibile delle persone, sia dei giovani sia degli anziani, in un “albo della cittadinanza attiva” che permetta di organizzare il patrimonio di generosità delle persone, con la loro vocazione a fare qualcosa per la società: dal servizio civile, alla protezione assicurata dai vigili del fuoco, sino a progetti innovativi di tutoraggio civico e di patto tra le diverse fasce generazionali, con tutte le nuove prassi che l’individuale creatività delle persone potrà generare.
Va avviata un’opera di inclusività e istituzionalizzazione con un’azione culturale diffusa, che premi la partecipazione attiva e trasformi il tempo libero delle persone in tempo a disposizione, sappia creare attività ricreative fondate sull’interesse per nuove esperienze e il desiderio per lo sviluppo della società.
La soddisfazione collettiva della popolazione può avvenire attraverso l’accesso ai beni pubblici ma anche grazie all’accesso ai beni naturali, sociali, relazionali.
Riteniamo che l’economia debba tendere alla realizzazione e alla qualità della vita, con una società equa, partecipata e basata su codici culturali condivisi.
Sono le convinzioni morali a sorreggere le scelte politiche.
Il desiderio del Pd è che attraverso il programma possa esprimersi una visione che veda l’impegno di tutta la società a svolgere il proprio ruolo di favorire lo sviluppo delle vocazioni di ogni persona, rilanciando il valore economico delle aspirazioni, per ripensare la nostra Provincia in un’ottica di attività comune con le imprese e le istituzioni economiche e finanziarie, non soltanto perché abitano il medesimo territorio, ma soprattutto perché il loro futuro dipende dal modo in cui questi problemi verranno affrontati e risolti.
Abbiamo grande fiducia nel Trentino e nei suoi abitanti, e proprio per questo siamo convinti che la vera sfida sia soprattutto per ognuno la piena conquista del proprio “ senso di cittadinanza”.
Il punto non è solo “chi vogliamo essere” ma anche “quale immagine del Trentino vogliamo offrire” nello scenario del mondo globale.
Discussion - One Comment
Giuliano Natali Diaolin
Sep 20, 2013 at 09:54
Bello e condivisibile ma con un neo a mio modesto parere: c’è un ruolo del servizio pubblico che a tratti pare essere indirizzato a Trentino Sviluppo come unico latore della visione “futuro trentino” mentre me lo aspetterei solo come osservatore e consigliere senza eccessive ingerenze nell’ottica di un Trentino meno clientelare.
Diaolin