Sul “caso greco” si leggono posizioni molto diverse tra loro (sotto alcuni link ad articoli di questi giorni).

Per qualcuno è l’esempio del fallimento della moneta unica europea; per altri la conferma che le misure imposte de FMI e UE per concedere ulteriore credito hanno un effetto depressivo e sono parte del problema e non la soluzione. Dal punto di vista politico per qualcuno stiamo assistendo ad un grande esempio di democrazia, per altri è giusto che chi ha sperperato tanto negli anni, ora paghi.

Sicuramente il quadro è complicato, e probabilmente non c’è bianco e nero. Ma mi pare che su alcune valutazioni sia difficile dissentire. Se andiamo a vedere i numeri, è innegabile che qualcosa in Grecia non ha funzionato, al di là del peccato originale della falsificazione dei bilanci per entrare in Europa: 316 miliardi di euro di debito pubblico con un PIl di 182 già da soli significano tanto, soprattutto se vediamo le condizioni di favore per molte categorie di persone (dai baby pensionati al numero molto alto di dipendenti pubblici), ed i 240 miliardi di euro complessivi ricevuti per i piani di salvataggio impediscono di dire che non si sia provato a fare qualcosa in favore della Grecia.

Per quanto riguarda invece l’approccio politico degli ultimi mesi, mi è parsa quanto meno azzardata l’arroganza dei governanti greci, che magari poteva ottenere consenso interno, ma di certo non ha ben disposto i creditori. Di questo infatti parliamo. Facciamo un esempio. Se una persona decide di comprarsi una bella villa e di vivere andando a cena fuori in ristoranti lussuosi tutte le sere, e si prende la macchina sportiva etc, con entrate limitate, e poi va in banca, perché non riesce più a pagare le rate del mutuo, e la banca gli concede ancora centinaia di migliaia di euro di prestito raccomandando però di spendere un po’ meno, ecco, per la mia mentalità fatico a dare ragione al nostro cittadino, che si rivolge imprecando alla banca stessa perché vuole impedirgli di spendere i soldi come vuole! Se vuoi spendere i tuoi soldi come vuoi, guadagnateli, ma se li hai sperperati, non puoi pretenderteli che continui a foraggiarti all’infinito. Anche perché nel nostro caso, i soldi sono quelli pagati con le tasse dei cittadini dei Paesi europei.

Certo, possiamo entrare nel merito delle misure richieste dall’Europa, se sarebbe meglio chiedere minori tagli per non deprimere la domanda interna, o se andrebbero legati a interventi di investimento invece che di taglio. Su questo gli economisti sono divisi, ma nel metodo non mi scandalizza che chi mette i soldi ponga delle condizioni.

Sul piano politico invece mi pare che siano due le posizioni ora:

- Tspiras ormai è rivolto verso l’elettorato interno; sta giocando d’azzardo, ha irresponsabilmente scaricato sui cittadini la scelta se restare o meno nell’euro accettando le condizioni dell’Europa, vedremo come finirà, ma di certo non si è comportato da statista che ha a cuore il bene del suo Paese;

- l’Unione Europea sta giocando un altra partita molto rischiosa. Accettare di far uscire la Grecia può paradossalmente rafforzare l’Unione; infatti se le ricadute negative fossero limitate per i Paesi europei, e invece molto alte per la Grecia (sono purtroppo facilmente prevedibili crollo dell’economia, povertà, disordini sociali, e alla fine la necessità di adottare misure non molto dissimili da quelle chieste dall’Europa), si potrà mettere a tacere chi oggi attacca l’Europa e l’euro, perché le conseguenze disastrose dell’uscita saranno sotto gli occhi di tutti. Un gioco rischioso, e a pagare saranno soprattutto i cittadini greci.

Alla fine confermo quanto ho sempre pensato: il problema non è più o meno austerità, più o meno debito pubblico, ma se le risorse pubbliche vengono sperperate o spese bene in maniera efficace.

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_della_Grecia

http://www.repubblica.it/economia/2015/06/28/news/ancora_20_giorni_prima_della_grexit-117853093/

http://www.ilpost.it/2012/06/19/crisi-euro-grecia-krugman/

http://www.lavoce.info/archives/35860/grecia-come-evitare-lerrore-fatale/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/28/grexit-quelli-che-la-democrazia-trionfa-ma-anche-no/1823559/

Discussion - 10 Comments
  1. Mauro

    Jun 30, 2015  at 09:56

    Sito molto interessante!!!

  2. L.

    Jun 30, 2015  at 09:56

    Nel tuo ragionamento che in gran parte condivido perché di buon senso manca secondo me un aspetto della questione. Ma quest’Europa che condivide pochissimo dal punto di vista politico e valoriale che senso ha se svolge (male) il solo ruolo di censore delle politiche economiche dei paesi membri tra il resto muovendosi soltanto dietro convenienza dei paesi più forti? Il rapporto purtroppo non dovrebbe essere banca – cliente ma quello di fratelli che pur sbagliando trovano chi nella giusta maniera tende loro la mano. Altrimenti ognuno per conto proprio con buona pace di De Gasperi e C.
    L.

  3. lucazeni

    Jun 30, 2015  at 09:56

    Grazie L. del tuo commento, che mi piace molto.
    In effetti l’analisi era molto “economica”, e frutto anche di quel senso di giustizia che fa dire alla formica “Cicala, perché non ti sei comportata meglio prima?”. Tra l’altro in questo caso, come Italia, siamo anche noi nella categoria cicale..
    E come ho scritto la mia impressione è che da tempo i governi europei abbiano deciso di far uscire la Grecia, anche come esempio di cosa potrebbe succedere ad altri Paesi che non “rigassero dritto”. Non significa però che questa sia la strada politicamente più giusta, ed il tuo riferimento ai fratelli coglie bene quello che dovrebbe essere lo spirito giusto.

  4. Marco

    Jun 30, 2015  at 09:56

    Caro Luca, anzitutto grazie per il tuo impegno.

    Come economista keynesiano aggiungo che, comunque la si pensi in merito alle responsabilità, e la Grecia ne ha di pesantissime, per non dire di peggio, non è possibile governare Paesi con il pareggio di bilancio per legge, scusa se lo dico rozzamente, ma ci siamo capiti, e non è possibile neppure pensare a rilanci economici e sociali se non accettando una dose… sopportabile di indebitamento. Mettere i pareggi di bilancio per legge vuol dire non capire… nulla. La dinamica risparmio-indebitamento è cosa assai più complessa e raffinata. Così come la svalutazione e l’inflazione. Cose che Angela Merkel, tanto per fare un nome, non può capire con la sua cultura che sintetizza anoressia affettiva e rigore finanziario. Un altro regalo che indirettamente ci è venuto a mio avviso come reazione incontrollata al crollo del mostro comunista.

    I nostri genitori le case, però, le hanno comperate con il mutuo, insomma, sempre per dirla terra terra.

    C’è un malato grave di disordine alimentare e gioco d’azzardo compulsivo (la Grecia) che viene curato con pane e acqua anziché con psichiatria e umanità sinergiche da un medico (l’Europa) di destra monetarista neoclassica dello stampo più becero). Nel 1500 curavano la dissenteria con la purga…
    Conclusione:
    - una Grecia che peggio di così non si poteva comportare, e che ora non è credibile; e non è andando a trattare in giubbotto che gente come la Lagarde s’impressiona, dall’alto delle sue scarpe firmate… Soltanto giovanilistiche provocazioni.
    - un’Europa che dagli anni ’70 è stata costruita partendo dalle banche e i bilanci anziché dal cuore (la solidarietà e la pace); l’Europa della moneta poteva essere realizzata soltanto dopo un’Europa con leggi e fiscalità ed esercito comune, condite da ideali che certi governanti reazionari usano solo a parole. E questo, oltre ad essere sbagliato ed inaccettabile, offre a formazioni cancerogene come la Lega o a irresponsabili che credono nelle scie chimiche come i pentastellati occasioni per dire – senza alcun merito – cose apparentemente giuste…

    La Grecia deve pagare caro i suoi errori, come noi italiani abbiamo pagato e stiamo pagando carissimo il ventennio di dittatura berlusconiana e la nostra intrinseca, atavica disonestà mentale prima ancora che civile. Desiderata, in parte anche da una sinistra masochista (D’Alema e la sua follia narcisistica in primis). Però deve pagare restando viva.
    Così come è rimasta viva la Germania nonostante periodicamente tenti di invadere il pianeta e poi non paghi che parte dei danni…

  5. lucazeni

    Jun 30, 2015  at 09:56

    grazie Marco, concetto chiaro.
    Una cosa però voglio ribadire sul tema debito e pareggio di bilancio.
    Il tema del debito non è un concetto buono o cattivo in sé, è neutrale: dipende per cosa usi i soldi!!
    Ogni Stato ha entrate dovute alle imposte che pagano imprese e cittadini, e quello dovrebbe essere il riferimento. Per l’Italia circa 800 miliardi di euro l’anno.
    Dentro quella cifra si dovrebbe programmare l’attività generale: stipendi pubblici, pensioni, servizi alle persone, investimenti. In particolare per gli investimenti, se si ritengono strategici, si dove poter far ricorso a indebitamento. Meglio se sono investimenti che poi rientrano. Molto discutibile fare debito per pagare la parte corrente, perché comunque stai sbilanciando il sistema, che poi graverà sulle spalle di chi viene dopo.
    I problemi infatti iniziano quando le pensioni sono su base retributiva e a un certo punto sballano il sistema, quando l’apparato statale diventa inefficiente e luogo di assunzioni clientelari, gli investimenti sono in realtà opere inutili e dannose..
    Quindi la differenza è tra buona e cattiva spesa, non tra più o meno debito.

  6. Agostino

    Jun 30, 2015  at 09:56

    Condivido in gran parte le tue considerazioni ma non dimentichiamo che l’uscita da tutte le grandi crisi, a partire da quella seguita alla prima guerra mondiale, è sempre passata attraverso poltiche e manovre condivise o subite di consolidamento dei debiti sovrani, a prescindere da considerazioni moralistiche sulle responsabilità pregresse. E’ nell’interesse dell’Europa non indurre la Grecia a soluzioni radicali che sarebbero controproducenti per la stessa Europa. La politica seguita finora dal nostro Governo, a questo proposito, mi sembra troppo attendista e poco incisiva.
    Agostino

  7. avv penalista

    Dec 06, 2017  at 09:56

    sono d’accordo ha ragione il testo del articolo toca un punto importnte

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